mercoledì 24 aprile 2013

Napoli COMICON 2013

Quindicesima edizione (25-28 aprile 2013) allestita alla Mostra d'Oltremare (fusa con Gamecon, dedicata ai giochi e videogiochi) – Tema: Fumetto e Architettura 


Mostre sul tema scelto per il 2013, il rapporto tra Fumetto & Architettura, ma anche su Diego Armando Maradona. Animazione, con le proposte più innovative del programma CartooNa e l’Area dedicata ai più piccoli, COMICON Kids che inaugura con questa edizione.


La mostra principale è quella dedicata al rapporto tra Fumetto & Architettura, proseguendo il cammino alla scoperta dei rapporti che intercorrono tra il fumetto e le altre 8 arti: fumetto e architettura sono accomunate dal disegno e dalla fantasia, e spesso hanno interagito tra loro. Anche l’annuale ricognizione nel fumetto italiano emergente, con la mostra Futuro Anteriore, in collaborazione con il Centro Fumetto Andrea Pazienza, si occuperà di architettura, dal punto di vista però dell’interazione tra il fumettista ed il suo ambiente.

domenica 21 aprile 2013

Vittorio Matteo Corcos - Pomeriggio in terrazza

Autore: Vittorio Matteo Corcos
Titolo: Pomeriggio in terrazza

Vittorio Matteo Corcos (Livorno, 4 ottobre 1859 – Firenze, 8 novembre 1933) è stato un pittore italiano conosciuto soprattutto per ritratti realistici.


sabato 20 aprile 2013

Villa Maiuri a Ercolano (Napoli)

Villa Ravone, meglio conosciuta come Villa Maiuri




E' stata sede del prestigioso Centro Archeologico Internazionale Amedeo Maiuri. Una volta chiuso il Centro, nel 1980, il complesso ha versato in uno stato di degrado. In seguito il Comune di Ercolano ha acquisito la disponibilità dell'immobile dall'EPT ed ha avviato un'azione di restauro e di recupero architettonico e i lavori si sono conclusi nel luglio 2009.

Il complesso attualmente è sede di incontri, mostre, esibizioni musicali, oltre ad essere sede per la celebrazione di matrimoni civili. 

Ecco alcune foto: 


giovedì 11 aprile 2013

Padre Giuseppe Moscati

San Giuseppe Moscati (Benevento 25 luglio 1880 – Napoli, 12 aprile 1927), medico italiano, è stato beatificato da papa Paolo VI nel 1975 e canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987.
San Giuseppe Moscati è definito "il medico dei poveri". 

La famiglia di San Giuseppe Moscati proveniva da Santa Lucia di Serino, un paese in provincia di Avellino. Il padre Francesco che, laureato in giurisprudenza, nel corso della sua carriera fu giudice al tribunale di Cassino, Presidente del Tribunale di Benevento, Consigliere di Corte d'appello, prima ad Ancona e poi a Napoli. A Cassino, Francesco incontrò e sposò Rosa De Luca, dei Marchesi di Roseto ed ebbero nove figli, di cui Giuseppe fu il settimo.



Il 25 luglio del 1880, a palazzo Rotondi Andreotti Leo, nacque Giuseppe Maria Carlo Alfonso Moscati. L'atto di nascita di San Giuseppe Moscati è conservato presso l'archivio di Stato Civile del Comune di Benevento. L'8 dicembre del 1888, "Peppino" (così era chiamato e come amerà firmarsi nella corrispondenza privata) ricevette la prima comunione presso la Chiesa delle Ancelle del Sacro Cuore, nella quale la famiglia Moscati incontrava spesso Beato Bartolo Longo (fondatore del Santuario di Pompei). Nel 1889 il giovane Giuseppe si iscrisse al ginnasio presso l'Istituto Vittorio Emanuele a Piazza Dante, proseguì gli studi ed, il 4 agosto 1903, si laureò a pieni voti in medicina con una tesi sull'ureogenesi epatica considerata degna di stampa. Pochi mesi dopo si presentò ai concorsi per assistente ordinario e per coadiutore straordinario agli Ospedali Riuniti degli Incurabili, superando entrambe le prove. Nel 1908, dopo aver superato il concorso di assistente ordinario per la cattedra di Chimica Fisiologica, iniziò a svolgere attività di laboratorio e ricerca scientifica presso l'Istituto di Fisiologia dell'ospedale delle malattie infettive Domenico Cotugno.


Divenne socio aggregato alla Regia Accademia Medico-Chirurgica. Tre anni dopo, nel 1911, quando un'epidemia di colera colpì Napoli, Moscati fu chiamato dall'Ispettorato della Sanità Pubblica, presso il quale presentò una relazione sulle opere necessarie per il risanamento della città che venne in parte portata a compimento. Fu inoltre proposto per la libera docenza in chimica biologica. In quello stesso anno aveva vinto il concorso come aiuto ordinario negli Ospedali Riuniti. Gli fu, poco dopo, conferita la libera docenza in chimica fisiologica, su proposta di Antonio Cardarelli ed iniziò l'insegnamento delle indagini di laboratorio applicate alla clinica e di chimica applicata alla medicina secondo programmi del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Collaborò inoltre, per l'inglese e il tedesco, alla testata "La Riforma Medica", fondata da Rummo prima come quotidiano, poi come settimanale e poi come quindicinale. Fu anche direttore dell'Istituto di Anatomia Patologica.


Il consiglio d'amministrazione dell'Ospedale Incurabili nel 1919 lo nominò primario e il 2 maggio 1921 Moscati inviò al Ministero della Pubblica Istruzione la domanda per essere abilitato per titoli alla libera docenza in Clinica Medica Generale; il 6 giugno 1922 la Commissione nominata dal Ministero esaminò i titoli e lo ritenne idoneo a conseguire tale libera docenza esonerandolo all'unanimità, in virtù dei lavori proporsti, dalla discussione dei lavori presentati, dalla lezione e dalla prova pratica. All'inizio degli anni Venti, Moscati si dedicò anche ad alcuni importanti studi di storia della medicina. Quando, nel gennaio 1922, venne sperimentata l'insulina per la cura del diabete, Moscati fu tra i primi in Italia ad utilizzare quel procedimento terapeutico rivoluzionario.
Numerose sue ricerche furono pubblicate su riviste italiane ed internazionali, tra le quali le ricerche pionieristiche sulle reazioni chimiche del glicogeno.


Il 12 aprile del 1927, dopo aver ascoltato la Santa Messa nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli ed aver svolto il suo consueto lavoro tra l'ospedale e lo studio privato, verso le 15:00, si sentì male e spirò sulla sua poltrona. Aveva 46 anni. Ricordiamo che alle esequie vi fu una notevole partecipazione popolare. Il 16 novembre del 1930 i suoi resti furono trasportati dal Cimitero di Poggioreale, dove vi erano in origine alla Chiesa del Gesù Nuovo, dove si trovano attualmente. Essi sono conservati in un'urna bronzea eseguita dello scultore Amedeo Garufi. Il pontefice Paolo VI lo proclamò Beato il 16 novembre del 1975. Successivamente proclamato santo il 25 ottobre del 1987 da Giovanni Paolo II. La sua festa liturgica si celebrava il 16 novembre.

Mausoleo di Galla Placidia

Il Mausoleo di Galla Placidia si trova a Ravenna e risalente alla prima metà del V° secolo, successivamente al 425.

Il mausoleo è stato identificato funzionale come edificio funebre tuttavia non vi sono conferme su tale identificazione poiché l'edificio potrebbe anche essere stato una semplice cappella pertinente alla chiesa di Santa Croce, cui era collegata con un nartece poi andato distrutto, come un martyrium o un oratorio.

L'interno è decorato da un ciclo di mosaici, fra i più antichi della città, che oggi si presentano estremamente ben conservati grazie anche ai costanti restauri operati nei secoli scorsi.
Poiché Galla Placidia soggiornava frequentemente a Costantinopoli, si potrebbe ritenere che l'artista incaricato di questi mosaici, perfettamente compenetrati con l'architettura dell'edificio, fosse bizantino.
Segnaliamo che il mausoleo è inserito, dal 1996, nella lista dei siti italiani patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, all'interno del sito seriale "Monumenti paleocristiani di Ravenna.


La cupola è dominata dalla Croce in una volta di stelle di grandezza decrescente verso l'alto, su sfondo blu, secondo un modello che durerà nel corso di tutto il Medioevo.

giovedì 4 aprile 2013

La cripta della Cattedrale di Salerno

La Cripta costituisce il primo nucleo nella costruzione del duomo. Già nel Marzo 1081, alla presenza di Roberto il Guiscardo e dell'Arcivescovo Alfano I, venivano deposte le reliquie di san Matteo, dei santi martiri e di altri santi come si evince dalle diverse lapidi ivi collocate. Sulla tomba di san Matteo, seminterrata, troneggia una statua bronzea e bifronte del medesimo, opera del 1605 dello scultore Michelangelo Naccherino.



La leggenda della traslazione: le reliquie siano state portate a Salerno da Gisulfo I nel X secolo ed in seguito nel 1081, quando fu costruita la nuova cattedrale dedicata all'evangelista, furono deposte nella cripta destinata a custodirle.

Agli inizi del XVII secolo la cripta fu restaurata in stile barocco su progetto dell'architetto Domenico Fontana e del figlio Giulio. Tutti gli affreschi del soffitto sono opera del pittore tardo-manierista Belisario Corenzio e raffigurano scene del Vangelo di Matteo, oltre ad alcuni episodi di storia salernitana (quali L'assedio della città da parte dei francesi). I marmi che racchiudono le antiche colonne e le pareti sono della metà del Settecento e sono opera del marmista napoletano Francesco Ragozzino; sulle pareti ci sono venti statue raffiguranti San Giovanni Battista e i primi santi vescovi di Salerno.

La cripta ospita anche i resti dei SS. Martiri Salernitani Fortunato, Gaio, Ante e Felice, e le reliquie dei Santi Confessori.

Oggi la Cripta corrisponde ai lavori eseguiti agli inizi del '600 su progetto degli architetti Domenico e del figlio Giulio Cesare Fontana, i quali hanno reso scenografico e funzionale lo spazio organizzandolo intorno alla doppia statua bifronte del santo, eretta sopra il sepolcro, con un doppio altare. Questa doppia statua è stata realizzata da Michelangelo Naccherino nel 1606.

L’abside destra è detta dei Santi Confessori di cui vi è una rappresentazione al di sopra dell’altare di marmo attribuita a Luigi Roderico. Sulle pareti in alto due affreschi illustrano l’Assedio di Salerno da parte di Barbarossa e la Tempesta scatenata da San Matteo, avvenuta grazie ad un miracolo del santo che fece affondare gran parte della flotta nemica e salvare la città. Nella volta gli affreschi raffigurano S. Grammazio, il Miracolo della liberazione di un indemoniato, la guarigione di un malato e le allegorie: La Sapienza, La Fortezza e La Giustizia.


Nell’abside centrale sono custodite le spoglie dei santi martiri Caio, Ante e Fortunato e di San Felice. L'altare in marmo policromo fu donato dalla Scuola Medica Salernitana nel 1753. I busti di bronzo dei santi martiri sono stati realizzati da Giovan Domenico Vinaccia, e datati 1680. La volta è ricoperta di stucchi ed affreschi di Belisario Corinzio che raffigurano scene della vita dei Santi Martiri.

L’abside sinistra è dedicata alle Sante Vergini.