San Giuseppe Moscati (Benevento 25
luglio 1880 – Napoli, 12 aprile 1927), medico italiano, è stato
beatificato da papa Paolo VI nel 1975 e canonizzato da papa Giovanni
Paolo II nel 1987.
San Giuseppe Moscati è definito "il
medico dei poveri".
La famiglia di San Giuseppe Moscati
proveniva da Santa Lucia di Serino, un paese in provincia di
Avellino. Il padre Francesco che, laureato in giurisprudenza, nel
corso della sua carriera fu giudice al tribunale di Cassino,
Presidente del Tribunale di Benevento, Consigliere di Corte
d'appello, prima ad Ancona e poi a Napoli. A Cassino, Francesco
incontrò e sposò Rosa De Luca, dei Marchesi di Roseto ed ebbero
nove figli, di cui Giuseppe fu il settimo.
Il 25 luglio del 1880, a palazzo
Rotondi Andreotti Leo, nacque Giuseppe Maria Carlo Alfonso Moscati.
L'atto di nascita di San Giuseppe Moscati è conservato presso
l'archivio di Stato Civile del Comune di Benevento. L'8 dicembre del
1888, "Peppino" (così era chiamato e come amerà firmarsi
nella corrispondenza privata) ricevette la prima comunione presso la
Chiesa delle Ancelle del Sacro Cuore, nella quale la famiglia Moscati
incontrava spesso Beato Bartolo Longo (fondatore del Santuario di
Pompei). Nel 1889 il giovane Giuseppe si iscrisse al ginnasio presso
l'Istituto Vittorio Emanuele a Piazza Dante, proseguì gli studi ed,
il 4 agosto 1903, si laureò a pieni voti in medicina con una tesi
sull'ureogenesi epatica considerata degna di stampa. Pochi mesi dopo
si presentò ai concorsi per assistente ordinario e per coadiutore
straordinario agli Ospedali Riuniti degli Incurabili, superando
entrambe le prove. Nel 1908, dopo aver superato il concorso di
assistente ordinario per la cattedra di Chimica Fisiologica, iniziò
a svolgere attività di laboratorio e ricerca scientifica presso
l'Istituto di Fisiologia dell'ospedale delle malattie infettive
Domenico Cotugno.
Divenne socio aggregato alla Regia
Accademia Medico-Chirurgica. Tre anni dopo, nel 1911, quando
un'epidemia di colera colpì Napoli, Moscati fu chiamato
dall'Ispettorato della Sanità Pubblica, presso il quale presentò
una relazione sulle opere necessarie per il risanamento della città
che venne in parte portata a compimento. Fu inoltre proposto per la
libera docenza in chimica biologica. In quello stesso anno aveva
vinto il concorso come aiuto ordinario negli Ospedali Riuniti. Gli
fu, poco dopo, conferita la libera docenza in chimica fisiologica, su
proposta di Antonio Cardarelli ed iniziò l'insegnamento delle
indagini di laboratorio applicate alla clinica e di chimica applicata
alla medicina secondo programmi del Consiglio superiore della
Pubblica Istruzione. Collaborò inoltre, per l'inglese e il tedesco,
alla testata "La Riforma Medica", fondata da Rummo prima
come quotidiano, poi come settimanale e poi come quindicinale. Fu
anche direttore dell'Istituto di Anatomia Patologica.
Il consiglio d'amministrazione
dell'Ospedale Incurabili nel 1919 lo nominò primario e il 2 maggio
1921 Moscati inviò al Ministero della Pubblica Istruzione la domanda
per essere abilitato per titoli alla libera docenza in Clinica Medica
Generale; il 6 giugno 1922 la Commissione nominata dal Ministero
esaminò i titoli e lo ritenne idoneo a conseguire tale libera
docenza esonerandolo all'unanimità, in virtù dei lavori proporsti,
dalla discussione dei lavori presentati, dalla lezione e dalla prova
pratica. All'inizio degli anni Venti, Moscati si dedicò anche ad
alcuni importanti studi di storia della medicina. Quando, nel gennaio
1922, venne sperimentata l'insulina per la cura del diabete, Moscati
fu tra i primi in Italia ad utilizzare quel procedimento terapeutico
rivoluzionario.
Numerose sue ricerche furono pubblicate su riviste
italiane ed internazionali, tra le quali le ricerche pionieristiche
sulle reazioni chimiche del glicogeno.
Il 12 aprile del 1927, dopo aver
ascoltato la Santa Messa nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli
ed aver svolto il suo consueto lavoro tra l'ospedale e lo studio
privato, verso le 15:00, si sentì male e spirò sulla sua poltrona. Aveva 46 anni. Ricordiamo che alle
esequie vi fu una notevole partecipazione popolare. Il 16 novembre
del 1930 i suoi resti furono trasportati dal Cimitero di Poggioreale,
dove vi erano in origine alla Chiesa del Gesù Nuovo, dove si trovano
attualmente. Essi sono conservati in un'urna bronzea eseguita dello
scultore Amedeo Garufi. Il pontefice Paolo VI lo proclamò Beato
il 16 novembre del 1975. Successivamente proclamato santo il 25
ottobre del 1987 da Giovanni Paolo II. La sua festa liturgica si
celebrava il 16 novembre.