Nella nuova sede della galleria DNA
MarateaContemporanea, via Mandarini al centro storico, il 14 luglio
2018, dalle ore 19, fino al 24 luglio, sarà ospitata la mostra
dell'artista Dino Izzo dal titolo "Capitolo XI", con un
testo di Pasquale Persico.
L'artista sin dal 1994 inizia a
intitolare le sue personali come capitoli di un unico libro, dalla
prima, "Prefazione", fino all'attuale "Capitolo XI".
In mostra sono presenti vari lavori
collegati ai segni e ai relativi titoli.
Il percorso inizia con le "Scritture
illeggibili", "Ogni linea un'onda del mare", "Lettere
sballottate a mare" e continua con il "Catalogo delle cime
da scalare".
Un viaggio tra segni, disegni,
fotografie, scritture e infine un reading all'esterno dei locali
della galleria delle "Traduzioni" in lingua napoletana di
testi di scrittori su artisti storici.
Dino Izzo è sempre stato
affascinato dai segni, ha sempre riflettuto, con diverse modalità,
sulla "insufficienza espressiva della parola e l’usura
dell’immagine", come ben ha scritto Mario Franco in un suo
testo critico.
Con la sua dote di sinteticità Izzo
così descrive il suo lavoro: "Iniziavo tracciando segni più o
meno spontanei attribuendo dei titoli suggeriti dalle forme
intraviste. Sia i segni che i titoli mi fornivano il tema delle
opere: quadri, sculture, installazioni, video, testi".
Nella galleria DNA
MarateaContemporanea saranno presentate alcune opere frutto di questa
ricerca continua.
Izzo ha necessità di un immaginario
fisico, concreto. Parte da un segno libero, veloce, automatico,
tracciato ad occhi chiusi, dopo un lungo tempo di concentrazione, una
sorta di meditazione. Successivamente indaga la forma "caduta
dal braccio" per attribuire quel titolo che, mentre affiora alla
mente, coinvolge esperienze e memorie e non ultimo la propria voglia
di un figurativo inespresso liberando l'immagine chiusa
nell'immagine.
" ...Uno sguardo cieco, che
così buca e trapassa il reale e mira ad altro. L’eloquenza
visionaria, che si interiorizza senza perdita di energia nel nuovo
mondo dei rapporti segno-immagine, ritorna come in una lirica
sospesa. La tensione allucinata nasce proprio dallo stacco di
coscienza che corre tra quello sguardo muto e l’occhio degli
umani..." (G. Perretta).
" ...Questa volta la decodifica
dei segni creati nel buio temporaneo visivo e della mente, come
metodologia, porta a ridefinire un campionario infinito di forme,
solo apparentemente astratte, spesso da specificare nel tempo in
relazioni inattese, e così i segni diventano possibili combinazione
di un codice genetico fatto di segni connessi e colori che il
laboratorio membrana di Izzo fa esprimere come porosità al quadrato
tra arte e la città degli uomini (cité e non ville)...(P. Persico).
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