lunedì 26 dicembre 2011

L'Italia celebra il centenario di Guttuso

Incontri e mostre in tutta Italia per celebrare il centenario della nascita di Renato Guttuso: il grande pittore che riuscì a tradurre sulla tela l'impegno morale e civile che contraddistinse la sua arte fino dagli esordi. Punto di riferimento del neorealismo italiano del secondo Novecento le sue opere si apprezzano oggi tanto per i temi sociali quanto per i soggetti ispirati alla sua terra natia, la Sicilia. 

Renato Guttuso nel 1952
(foto di Libero Tosi)





Nato a Bagheria il 26 dicembre 1911 in una famiglia dalle idee liberali (la nascita fu denunciata a Palermo il 2 gennaio 1912 per contrasti con l'amministrazione comunale di Bagheria), manifestò già in tenera età la predisposizione alla pittura. Conseguì gli studi classici a Palermo e nel 1931 si trasferì a Roma dove espose alla I Quadriennale entrando in contatto con i pittori della scuola romana dai quali assorbì i primi elementi di uno stile tonale e di una reazione anti-No-vecento. In questi anni Guttuso si volse verso un’arte di matrice realistica (elementi formativi del suo linguaggio furono: il Picasso di Guernica, il pre-espressionismo di Van Gogh, l’arte popolare, la sicilianità, i realisti francesi dell’Ottocento). Tra il 1940 e il 1942 partecipò al movimento milanese di Corrente. Nel dopoguerra fu coinvolto nel “Fronte nuovo delle arti” con opere di rottura, di forte influsso postcubista, come Mar- sigliese contadina del 1947. Quando nel 1948 il Fronte si sciolse, Guttuso fu tra gli animatori del movimento realista. Proprio alla crisi di quest’ultimo reagì, a partire dal 1958, accogliendo influenze espressioniste ed elementi di rottura formale. Da questo momento in poi rinnova il suo realismo dall’interno, mantenendolo aperto ai più vari apporti culturali. Morì nel 1987 in malinconico isolamento, dopo la scomparsa della moglie. Una morte in odore di conversione, che divenne un caso animando le cronache del tempo. A Bagheria, Guttuso lasciò molte opere, oggi conservate nel museo di Villa Cattolica dove venne sepolto. La sua tomba è opera dello scultore e amico Giacomo Manzù.

Il simbolo del PCI, disegnato da Renato Guttuso su incarico del partito



La sua arte sociale matura alla fine degli anni '30 durante un soggiorno a Milano. A Roma poi stringe con il critico Antonello Trombadori, con cui iniziò un sodalizio intellettuale e politico che lo accompagnò lungo tutta la sua vita. Se la Crocifissione fu il dipinto che gli dette la fama la sua ricerca pittorica non venne mai meno anche negli anni difficili della guerra.

Secondo il Guttuso: "l'arte del dipingere consiste nella imitazione delle cose del mondo. Niente di più e niente di meno, ma è molto. Poiché per imitazione va intesa una fatica complessa che implica la tensione di molte facoltà, la riflessione, la partecipazione al mondo delle cose. Il risultato è semplice e libero come per tutte le opere complesse".





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