Non solo è stato un grande leader in tempo di
guerra ed uno dei politici più influenti del XX secolo ma Winston
Churchill è stato anche grande un sostenitore della scienza capace
di ragionare in modo scientifico senza perdere di vista i valori
morali ed umani.
A rivelare queste sue doti è un articolo da lui
scritto nel 1939, sulla possibile esistenza di civiltà aliene
commentato sulla rivista Nature.
Si segnala che il saggio di 11 pagine
non era mai stato pubblicato e negli anni '80 era finito al National
Churchill Museum di Fulton, nel Missouri, dove nel 2016 il direttore
del museo lo ha dato
all'astrofisico e scrittore Mario Livio
perché lo esaminasse.
Due sono le cose più sorprendono da questa lettura, secondo Livio: ''Primo il fatto che fosse così interessato anche alla ricerca della vita nell'universo, tanto da scriverne. Di lui infatti era noto l'interesse per la scienza applicata alla guerra - e l'altro - è il suo modo di ragionare, perché pensa come un astrofisico di oggi''.
Nel suo scritto inizia chiedendosi se
c'è vita oltre la terra e quali sono le caratteristiche più
importanti per la vita (nella sua visione ''la capacità di
riprodursi e moltiplicarsi'') per giungere alla necessità dell'acqua
liquida ed in che condizioni può aversi. Un punto questo che è alla
base delle attuali ricerche di vita extra-terrestre, su Marte, le
lune di Saturno, Giove o i pianeti extrasolari.
Churchill arriva anche a definire
quella che oggi è nota come zona abitabile, concludendo che Marte e
Venere siano gli unici pianeti del Sistema solare che possono
ospitare la vita, e che una vasta frazione di pianeti extrasolari
possono essere della dimensione giusta per mantenere l'acqua in
superficie.
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