Si tratta di un'infrastruttura di epoca
romana tra le più imponenti del mondo antico: si sviluppa infatti
per circa 100 km dalle sorgenti fino alla Piscina Mirabilis a Miseno.
In particolare si segnala che nei locali sotterranei del Palazzo
Peschici-Maresca in via Arena Sanità recentemente sono stati
scoperti due tratti affiancati dell'antico acquedotto con una
successione di pilastri ed arcate di laterizi e tufo.
Si segnala che l'associazione
VerginiSanità, grazie ad un gruppo di lavoro multidisciplinare, ha
avviato un'intensa attività di ricerca e di studio con lo scopo ri
restituire al pubblico questi preziosi ritrovamenti.
Chiamato anche acquedotto augusteo, fu
costruito in età augustea per risolvere il problema
dell'approvvigionamento idrico. Il percorso dell'acquedotto partiva
dalla sorgente del Serino (sull'altopiano irpino nei pressi del monte
Terminio) per giungere fino alla Piscina mirabilis, a Miseno. Era una
vera e propria rete che riforniva ben 8 città e svariate villae (su
dieci diramazioni, sette rifornivano le città e tre portavano
l'acqua alle villae).
Un'opera così imponente richiedeva una
costante manutenzione, per cui importanti interventi si ebbero in età
flavia (I secolo d.C.) ed all'imperatore Costantino si deve un
grandioso restauro agli inizi del IV sec. d.C. documentato in una
nota iscrizione rinvenuta a Serino (Av) e datata al 324 d.C. ( AE
1939, 151 ). In essa sono indicate le località servite
dall'acquedotto:
- Nola
- Acerra
- Atella
- Napoli
- Pozzuoli
- Baia
- Cuma
- Miseno
In realtà, anche le città di Pompei
ed Ercolano erano rifornite dall'acquedotto augusteo ma essendo state
distrutte e coperte dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. non possono
comparire in tale elenco.
Gran parte del percorso idrico correva
all'aperto attraverso arcate in laterizio, delle quali resta traccia
a Napoli nella zona dei Ponti Rossi, che dalle stesse arcate prende
il nome.
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