Sono trascorsi 200 anni da quando nel
1819 Giacomo Leopardi scrisse l’Infinito, una delle liriche più
intense di tutta la letteratura italiana.
Ricordiamo che l’opera venne poi
pubblicata nel 1826 negli “Idilli”, quando il poeta non era più
a Recanati.
Il poeta visse anche un tempo a Napoli,
precisamente a Torre del Greco a Villa Carafa-Ferrigni detta anche
Villa delle Ginestre.
Secondo manoscritto autografo |
L’Infinito – Giacomo Leopardi
«Sempre caro mi fu quest’ermo
colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.»
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.»
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