venerdì 4 gennaio 2019

MARA BRERA - Percorsi. Dalla terra al cielo - di Loredana Finicelli



"Mara Brera presenta una raccolta/installazione centrata sulla manipolazione dell’acciaio e della pietra, materiali duri che, vigorosamente scalfiti e piegati dalla mano dell’artista, divengono metafora delle mille sfaccettature assunte dalla personalità umana. Sono lavori in cui la materia essenziale con le sue caratteristiche specifiche diviene l’oggetto principale dell’operazione espressiva al pari della forza gestuale che la piega e piegandola la ri-crea esaltandone valori espressivi ignoti, contenuti-forza inaspettati eppure vividi, presenti seppur dissimulati nelle superfici lineari del metallo scabro, nella materia bruta, apparentemente incolore, della pietra naturale.
L’utilizzo di materiali locali reperibili nel territorio di attività, l’acciaio delle cave, il legno dei boschi, la pietra della sua terra, sono gli elementi basici con cui opera la Brera, in una operazione di sofisticazione e rimaneggiamento che dalla terra nuda li eleva al trascendente.
Malleabile, ma anche resistente, influenzabile ma non modificabile nella profondità dei connotati e dell’essere, suscettibile ma mai radicalmente trasformabile, sotto la manipolazione della Brera l’acciaio – e la pietra - vibrano e si piegano in tanti piani inclinati, disegnando traiettorie secche e angolate; sulle superfici lisce del metallo la luce scorre riflessa e dipinge suggestioni, delinea superfici in ombra, delimita piani illuminati mai fissi e sempre mobili. Come i piani della personalità umana, i piani della materia lavorata mutano al mutare dell’angolo percettivo, cambiano sotto lo sguardo indagatore del fruitore, reagiscono alla cultura, allo sprezzo, alla rabbia e alla dolcezza di chi guarda; cambiano forma e modulazione se sottoposti al gioco variabile della distanza.
In questi continui rimandi e cambi di direzione suggeriti dalla luce, più o meno incidente, e dal movimento dell’osservatore, più o meno consapevole, talvolta attento e in qualche caso distratto, anche i “percorsi” suggeriti dalla Brera cominciano a reagire e a scintillare diversamente, dipendenti come sono dalle variabili umane, temporali e spaziali. Nel vigore della piegatura decisa e netta, atto rabbioso di un’artista che piegando l’acciaio imprime di sé il mondo, la Brera “scolpisce” la luce che accarezza nettissima e lucente le lamine di metallo, in una estetica che unisce il vigore all’eleganza in un esito di essenzialità stilistica che è uno dei tratti più riconoscibili di questa artista marchigiana.
Ma in quell’atto epico con cui la materia dura viene forgiata, risiede la forza etica di un’azione che trascende la mutevolezza dell’essere per rimanere prima di tutto se stessa, una dichiarazione al mondo di integrità immobile e dunque primigenia: alleggerito dalla luce, reso lucente dall’illuminazione accattivante, piegato sotto la forza dell’artista, il metallo originario (così come la pietra calcarea) rimane sempre se stesso, proprio come una personalità offesa rimane ferma nella sua integrità: passa attraverso il mondo, cura con pazienza le sue fratture, ma lascia intatta la sua essenza che, piegatura dopo piegatura, si raffina e prende il volo alla ricerca di nuove opportunità creative.
Completano la raccolta/installazione della Brera carte preparatorie e disegni". (Loredana Finicelli).


Nota Biografica
Mara Brera nasce a Liegi nel 1967.
Rientrata in Italia con la famiglia, frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Gubbio e si in Scultura Diploma all’Accademia di Belle Arti di Perugia, studiando con Eliseo Mattiacci e Bruno Corà. Ha al suo attivo numerose esperienze espositive in Italia e all’estero.
Negli ultimi anni è particolarmente attiva nel campo della riabilitazione cognitiva delle persone affette da malattie degenerative, per le quali ha messo a punto un metodo sperimentale di utilizzo dell’attività artistica, finalizzato a sollecitare sistemi cognitivi disfunzionanti.

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