lunedì 16 dicembre 2019

Al Museo Archeologico Nazionale - la personale “Vincendo il tempo”

Il noto artista (potentino di nascita, partenopeo di adozione, europeo per vocazione) è protagonista, al Museo Archeologico Nazionale, della personale “Vincendo il tempo”: dal 19 dicembre (vernissage ore 17) al prossimo 27 febbraio, Dalisi ripercorre al MANN la sua esperienza creativa, interpretata, in modo inimitabile, tra sculture, opere di design, mosaici e bozzetti.

“Diamo il benvenuto al maestro Riccardo Dalisi, architetto, artista e designer sempre  innovativo, sensibile al sociale e all'ambiente,  ambasciatore della cultura e della creatività italiana  nel mondo, docente illuminato della Federico II punto di riferimento per generazioni di discenti. Il Museo Archeologico di Napoli lo accoglie  con affetto, regalando ai napoletani e ai turisti per le festività una sua preziosa mostra, omaggio ad un percorso artistico straordinario ricco di profonda umanità e poesia”, dichiara il Direttore del MANN, Paolo Giulierini.

Filo conduttore dell’exhibit, a cura di Angela Tecce, il confronto tra i sottili e stilizzati (quasi aerei) lavori di Dalisi e le possenti statue della collezione Farnese del Museo: nell’esposizione, nata dalla collaborazione con diversi atenei ed istituzioni culturali (Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, Dipartimento di Architettura dell’Ateneo Federiciano, Accademia di Belle Arti di Napoli, SMMAVE Centro per l’arte contemporanea Napoli), sono presentati al pubblico  un dittico in mosaico ed oltre trenta sculture.

Si parte dall’Atrio, con due pastori di una natività, realizzati negli anni Duemila come esito del design del cilindro della famosa caffettiera; si prosegue nella Sala dei Tirannicidi, dove una grande figura di Madonna orante, composta di latta, rame ed altri metalli cuciti insieme secondo i principi del cosiddetto “Design ultrapoverissimo”, entra in dialogo con il celebre gruppo scultoreo di Armodio ed Aristogitone.

La dialettica tra diverse espressioni creative e distinti materiali che supportano ed incarnano il lavoro dell’artista non finisce qui: sempre “al cospetto” dei Tirannicidi, Dalisi propone non soltanto l’originalissimo dittico in mosaico, che riflette, su una superficie di 2.7X1.5 m,  l’iconografia degli affreschi pompeiani (due le scene rappresentate: la prima, su fondo blu, ha tema marino con pesci; la seconda, su base gialla, reca fiori colorati), ma anche un pannello con disegni e bozzetti ispirati alle sculture di Henry Moore.

Nel Giardino delle Fontane, un nuovo colpo d’occhio attende il visitatore con il “Gazebo”, che ricrea in 3d le antiche pitture vesuviane, mentre tanti altri rimandi dimostrano quanto la fantasia contemporanea sia nutrita dall’iconografia classica: da non perdere, le sculture in rame, ottone e verde rame intitolate “Cave canem”, “Ulisse” e “Pompei”, che, con grazia, leggerezza ed ironia, avvicinano e desacralizzano il legame con la cultura antica.

Superato il criterio diacronico ed adottato un presupposto di allestimento ben armonizzato nelle collezioni del MANN, il percorso espositivo presenta anche alcune famose opere che hanno segnato gli “esordi” della carriera di Dalisi: tra queste, “Il grande trono di cartapesta” che, ad inizio degli Anni Settanta, segnò l’avvento di quella che Germano Celant definì “Arte povera”.

In un itinerario colto, ed allo stesso tempo leggero, il visitatore scopre così non soltanto i legami tra arte classica e contemporanea, ma soprattutto la vocazione sperimentale di un autore che ha segnato profondamente la cultura partenopea (e non solo) degli ultimi decenni: giocando sui materiali e sulle forme, proponendo una visione fantasiosa della realtà, Dalisi definisce i canoni di un’estetica che riesce a trovare bellezza e slancio creativo nella dimensione del quotidiano.

Questa semplicità, quasi minimalista, è forse la chiave di volta per comprendere l’incontro di Dalisi con il MANN: nel terzo millennio, secondo l’artista, ci sono ancora eroi e cavalieri, ma sono figure minute e sottili di verde rame, protese, come in una delle sculture presentate nell’exhibit, a guardare un orizzonte che, sino al 27 febbraio, coinciderà con le sale dell’Archeologico.





Breve ritratto artistico di Riccardo Dalisi

Difficile delineare in tutta la sua complessità (e “leggerezza”) la personalità umana e artistica di Riccardo Dalisi, culturalmente napoletano ed europeo, teorico della Architettura dell’imprevedibilità e del “Progettare senza pensare” e, al tempo stesso, indagatore della “geometria generativa”, da cui possono scaturire progetti rigorosi, quando a farli concreti è l’immaginazione “di gruppo”.

Nato a Potenza il primo maggio del 1931, ha ricoperto la cattedra di Progettazione presso la facoltà di Architettura di Napoli. Presso la stessa facoltà è stato direttore della Scuola di Specializzazione in Disegno Industriale. Negli anni Settanta, assieme a Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Andrea Branzi e altri, è stato tra i fondatori della Global Tools, contro-scuola di architettura e design che riuniva tutti i gruppi e le persone che in Italia coprivano l'area più avanzata della cosiddetta “architettura radicale”. Da sempre impegnato nel sociale (resta fondamentale l’esperienza del lavoro di quartiere con i bambini del Rione Traiano, con gli anziani della Casa del Popolo di Ponticelli e, negli ultimi anni, l’impegno con i giovani del Rione Sanità di Napoli), ha unito ricerca e didattica nel campo dell’architettura e del design accostandosi sempre più all’espressione artistica come via regia della sua vita. Ha ricevuto il premio Compasso d’Oro per la ricerca sulla caffettiera napoletana (1981), e alla carriera nel 2014.

Negli ultimi trent’anni, si è dedicato intensamente alla creazione di un rapporto sempre più articolato e fecondo tra la ricerca universitaria, l’architettura e il design, la scultura e la pittura, l’arte e l’artigianato, mantenendo al centro la finalità di uno sviluppo umano attraverso il dialogo e il potenziale di creatività che ne sprigiona. Nel 2009, dopo una lunga ricerca, ha promosso la prima edizione del “Premio Compasso di latta”, iniziativa per una nuova ricerca nel campo del design nel segno del sostegno umano, della ecocompatibilità e della decrescita. Nel 2012 il suo libro Acqua dueO ha vinto il Winner of Green Dot Awards di Los Angeles per la sostenibilità ambientale.

Diverse mostre dedicate alla sua attività di architetto, di designer, di scultore e di pittore sono state allestite in Italia e all’estero. Tra queste si citano: la Biennale di Venezia, la Triennale di Milano, il MoMA di New York, la Biennale di Chicago, il Museo del Design di Denver, il Museo di Copenaghen, il Museo di Arte Contemporanea di Salonicco, Palazzo Reale di Napoli, la Galleria Lucio Amelio di Napoli, la Fondazione Cartier di Parigi, il Museo delle Arti Decorative di Montreal, il Tabak Museum di Vienna, il Museo Zitadelle Spandau di Berlino, Castel dell’Ovo a Napoli, la Reggia di Caserta.

Le opere di Dalisi sono incluse nelle collezioni permanenti del Centre Pompidou di Parigi, del FRAC di Orléans, del Triennale Design Museum di Milano e del Museo MADRE di Napoli.

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

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