martedì 9 febbraio 2021

Furore "Citta' del Vino" - terra di vini estremi e del miglior bianco d'Italia

Vini estremi sono vini eroici, figli della fatica, del sudore, della laboriosità dell'uomo; sono prodotti in zone spesso sconosciute, geograficamente impervie, talvolta impossibili e coltivati in minuscoli fazzoletti di terra strappati alla montagna, alle rocce, al mare.


 

Vitigni che, grazie alla tenacia e alla passione di alcuni piccoli grandi vignaiuoli, sono stati strappati all'oblio e che ancor oggi sono in grado di regalare ai cultori di Bacco dei vini straordinari, ed il risultato di tanta tenacia molto spesso restituisce dei frutti davvero unici.

Il territorio ha una storia vitivinicola che inizia 5 mila anni fa e affonda le proprie radici nella cultura greca, a sua volta di derivazione mediorientale e caucasica. Un luogo straordinario dove artigianato e pastorizia, ben prima della produzione vinicola, hanno rappresentato il fulcro dell’economia locale, seppur in una regione, quella campana, che offre ad oggi il maggior numero di vitigni autoctoni e per preservare i quali sono stati fatti, e si fanno tutt’oggi, grandi investimenti in termini di impegno, investimenti e ricerca.

 

La presenza del mare, del sole, della ventilazione e, non da ultimo, del suolo calcareo riescono ad esprimersi nelle inconfondibili note salmastre, marine e minerali dei vini, quasi a voler ripagare l’uomo dalle fatiche produttive fatte.

La geologia costiera stessa narra di un territorio profondamente “marino” con le sue rocce sedimentarie formatesi in mare durante l’era mesozoica, così come i numerosi strati di rocce calcareo-dolomitiche ricche di magnesio formatesi da un continuo e regolare accumulo di fanghi sottomarini induriti di gusci e plancton.

 


 

I monti sono quelli Lattari, emersi dallo scontro tra Eurasia e Africa, sollevatisi durante lo sprofondamento del golfo di Salerno, determinando i famosi “terrazzi marini”. E fu solo quando il mare risalì che si evidenziò il “fiordo” così come lo vediamo oggi con le sue profonde insenature e le rocce a strapiombo sul mare.

La coltivazione vuole essere la custodia di un patrimonio storico altrimenti destinato a sparire: fenile, piedi rosso, falanghina, ginestra, pepella, ripolo, biancolella, tintore, sciascinoso sono alcuni dei rarissimi vitigni impiegati.


 

Qui a Furore nasce il Fiorduva, un bianco riserva che ha scritto la storia dei grandi vini italiani, premiato come miglior vino bianco d'Italia.

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

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