giovedì 18 febbraio 2021

Lara Ilaria Braconi - AMORE LENTO, PRESENTI SCOMPARSI

Apertura 24 febbraio 2021 ore 18.00
dal 24 febbraio al 20 marzo 20 21 - 10.30 - 20.00 chiuso domenica

Galleria Lorenzo Vatalaro
piazza San Simpliciano 20121 Milano


 


È opinione diffusa che un’opera d’arte debba colpire immediatamente, quasi per spontanea maniera di presentarsi. Va da sé però che questo non è sempre possibile, specialmente quando essa presenta tratti di novità o esprime una sensibilità marcatamente individuale. Non è detto infatti che in questi casi, quando l’opera testimonia percorsi di ricerca soggettivi, lo faccia per via di eloquenza visiva e semplicità. Penso che il lavoro di Lara Ilaria Braconi sia di questo tipo.
I dipinti di Lara non sono ambienti dotati di profondità di campo visiva (così che all’interno del dipinto si possa definire un vicino e un lontano). La profondità di campo, lo spessore dell’ambiente, è generato nell’esperienza delle associazioni emotive che il dipinto suscita. È in questa dimensione del dipinto – quella della reazione – che è possibile differenziare le parti tra di loro, distinguerle, definire una nozione di luogo – una superficie e uno sfondo.

Le tele hanno spesso grandi dimensioni, incoraggiando una visione macroscopica; se ne può fare però con altrettanto vantaggio una scansione minuta, seguendo le irregolarità cromatiche che si propagano sulla superficie, come se il processo espressivo fosse anche miniaturizzato – si aprono così circuiti della vista, che sequenziano gli avvenimenti sulla tela seguendo le traiettorie suggerite. Poi repentinamente una macchia riapre a uno sguardo d’insieme; per essere nuovamente riassorbito da circuiti di dettaglio più in là. Gli appigli sono pochi, prevale la dispersione. Potremmo dire: l’operazione compositiva non è un’operazione di sintesi, la ricerca di un’unità dello sguardo, sebbene fattori unificanti intervengono, ma di lasciare che la vista percorra inesausta la tela. Quest’apertura dello sguardo, che svincola l’opera da una prospettiva conclusiva, introduce anche un elemento di arbitrarietà: la tela finisce qui, ma potrebbe continuare a oltranza. Come se ci fosse uno sfasamento tra il suo confine e la dinamica interna – qualcosa va fuori fuoco. Le superfici continuano altrove. Un altrove, sospetto come tutti gli altrove. 


ESTRATTO COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

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