sabato 3 aprile 2021

"Gladiatori" al MANN - Dalla caccia mitica alle venationes


 

Le venationes rappresentavano il momento di apertura degli spettacoli gladiatori: istituite nel 186 a.C. da Marco Fulvio Nobiliore e restate in voga sino al tramonto dell’Impero (l’ultimo spettacolo di questo genere fu organizzato sotto Teodorico nel 523 d.C.), le cacce nelle arene rivestivano un profondo valore politico, culturale e simbolico.

I venatores, infatti, incarnavano le virtù di tenacia e coraggio e si cimentavano negli scontri con gli animali dopo un duro allenamento: si calcola che circa due milioni e mezzo di fiere, che provenivano da diverse regioni dell’Impero (Africa Settentrionale, Asia Minore, Germania), furono ammazzate in oltre cinque secoli di lotte. Peculiare la scenografia in cui si svolgevano le venationes: nelle arene erano allestiti veri e propri spettacoli, con fondali ed ambientazioni di matrice storica e mitologica; gli animali feroci, con cui solitamente si cimentavano gli i cacciatori, erano bufali, orsi, leoni ed elefanti.

Tra le sette opere esposte in questa sezione della mostra, spicca la lastra Campana con scena di venatio nel circo (Museo Nazionale Romano): l’opera, che fa parte di un fregio realizzato tra 40 e 60 d.C., raffigura una caccia nel Circo Massimo, riconoscibile dalla colonna sormontata da una statua e da altri elementi architettonici.

Nell’allestimento, è possibile ammirare anche il pluteo con caccia di Meleagro ed Atalanta (II sec. d.C, Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere), che rievoca il sostrato mitologico degli spettacoli, così come il graffito con animali, proveniente dagli scavi romani di Aventicum e conservato nel Musée Romain di Avenches.

Dal sito archeologico di Augusta Raurica e dal patrimonio del relativo Antiquarium è stato dato in prestito l’interessante reperto di un cranio di orso (II sec. d.C.), mentre più tardi sono la coppa con scena di damnatio ad bestias (seconda metà IV- V sec. d.C., dal Museo della Cripta del Museo Nazionale Romano) ed il dittico di Flavio Areobindo, il cui termine post quem è il 506 d.C. (l’opera è conservata presso Zurich Schweizerisches Landesmuseum).

Articolata la decorazione del dittico: nella parte superiore, è visibile il console che dà inizio agli spettacoli; nella sezione inferiore, vi sono spettatori intorno all’arena, mentre assistono ad una caccia di leoni e ad una sfida di alcuni atleti contro gli orsi. 

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

VI ASPETTO DOMANI POMERIGGIO SEMPRE CON I "Gladiatori" al MANN


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