venerdì 7 maggio 2021

La Fondazione Ente Ville Vesuviane presenta la mostra - COSI’ FAN TUTTI

Opere dalla collezione di Ernesto Esposito
Villa Campolieto – Ercolano
7 maggio - 14 novembre 2021
a cura di Marianna Agliottone
in collaborazione con Fondazione Ernesto Esposito e noh art
Università Suor Orsola Benincasa
Banca di Credito Popolare di Torre del Greco
progetto realizzato con il sostegno della Regione Campania
con il patrocinio morale Comune di Ercolano

 


“Così fan tutti. Opere dalla collezione di Ernesto Esposito” è la mostra promossa e prodotta dalla  Fondazione Ente Ville Vesuviane e segna il momento della sua “ripartenza”. 

 
Nell’anno in cui festeggia i 50 anni di vita la Fondazione riapre i propri spazi tornando alle sue origini.  Nel 1984, dopo il primo importante restauro, Villa Campolieto ospitò la mostra di arte  contemporanea “Terrae Motus”, ideata dal gallerista napoletano Lucio Amelio che, coinvolgendo i  maggiori artisti contemporanei, organizzò una rassegna ideata per essere “una macchina per creare  un terremoto continuo dell'anima”, dedicata alla catastrofe che aveva devastato il 23 novembre  1980 la Campania e la Basilicata. Collegandosi idealmente a quella straordinaria esposizione, la  Fondazione espone trentacinque opere della raccolta di Ernesto Esposito, importante e raffinato  collezionista napoletano che, con Lucio Amelio, ha vissuto la stessa intensa stagione artistica e  quella esperienza iniziale nelle sale di Villa Campolieto. Una collezione in continuo “rinnovamento”  che offre l'opportunità di comprendere come si stia evolvendo l’arte contemporanea mondiale.
 


 

<<Uno degli obiettivi primari dell’attuale Consiglio di Gestione della Fondazione Ente Ville Vesuviane  – dichiara il Presidente Gianluca Del Mastro - è quello di valorizzare la “grande bellezza” delle Ville,  di rendere le incantevoli strutture, diffuse su un territorio vastissimo, contenitori e catalizzatori di  eventi e mostre, momenti di riflessione collettiva, in cui la cultura si fa suono, parola, immagine. In  questo senso è benvenuta la mostra ”Così fan tutti”, che presenta opere di arte contemporanea dalla collezione di Ernesto Esposito. L’architettura e le pitture settecentesche di Villa Campolieto si  fondono con le opere di grandi interpreti in un dialogo senza soluzione di continuità, tra giochi di  luci e ombre, sotto lo sguardo attento dello sterminator Vesevo. E non è un caso che la Mostra sia  stata organizzata proprio quest’anno: antico e moderno si incontrano in maniera sublime nel  momento in cui la Fondazione festeggia i suoi 50 anni di vita, e, ancora di più, nel tempo in cui le  Ville Vesuviane, così come il mondo intero, vivono la loro rinascita e la loro rigenerazione dopo il  buio dell’anno pandemico.>> 

 



Un percorso espositivo, quello curato da Marianna Agliottone, sviluppato a stretto contatto con il  collezionista Esposito, noto stilista la cui raccolta di arte contemporanea vanta opere provenienti da  tutto il mondo che spaziano dalla fotografia alla pittura, dalle installazioni ai video fino a opere  monumentali. 


<< Trascinante è il termine che userei per definire Ernesto Esposito, il suo lavoro, la sua collezione – afferma Lucia Anna Iovieno, Responsabile Conservazione e Valorizzazione Fondazione Ente Ville  Vesuviane - E infatti la mostra, già dal titolo, prova a coinvolgere il pubblico, dichiarandolo parte del  gioco espositivo. A questa forza trascinante abbiamo attinto per creare una esposizione che si  sviluppa nelle sale del piano nobile di Villa Campolieto confrontandosi con la qualità spaziale  dell’edificio che a sua volta dialoga con una ugualmente potente natura circostante. La scelta delle  opere, frutto di una selezione condivisa, nasce soprattutto dalla volontà di rendere gli spazi parte  integrante dell’esposizione. Lasciandoci condurre dal genius loci, abbiamo pensato alle opere che  potessero interagire con l’architettura, esaltarla e esserne esaltate.>>

 
<<Questa mostra segna l’inizio di un nuovo percorso intrapreso dalla Fondazione. A distanza di  cinquant’anni, proseguendo nel solco tracciato dall’Ente per le Ville Vesuviane, la Fondazione si apre  al dialogo potenziando il proprio ruolo di catalizzatore di processi economici, sociali e culturali sul  territorio campano – afferma Roberto Chianese, Direttore Generale Fondazione Ente Ville  Vesuviane - L’Arte ha il compito di suscitare emozione, riflessione, dialogo, a volte scontro. Il  contrasto tra la storia della Villa Campolieto, le sue architetture e i suoi affreschi, e le sculture, i  colori e i materiali delle opere esposte, si propongono di stimolare questo confronto che si amplifica  e diviene ancora più urgente in un territorio straordinario e dalle potenzialità ancora inesplorate,  che la Fondazione, con i propri luoghi di aggregazione, orienta verso azioni di coesione sociale tese  a superare le contraddizioni del presente che siamo chiamati a vivere.>> 


Nelle attività di allestimento della mostra sono stati coinvolti i docenti e gli studenti del Corso di  laurea in restauro dell’Università Suor Orsola Benincasa, rettore Lucio d’Alessandro, diretti e  coordinati dal direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche Paola Villani e dal presidente del  Corso di laurea in restauro, Pasquale Rossi, con una attività laboratoriale di redazione dei condition  report delle opere.


LA MOSTRA  
La mostra si apre con We the people di Dahn Vo (uno dei 250 elementi in cui l’artista ha scomposto  la statua della Libertà), che dialoga con le statue di Minerva e Mercurio raffigurate negli affreschi  della sala, e si chiude con la video installazione di Candice Breitz Double Whitney (I Will Always Love  You) grazie a cui Whitney Houston canta nel Salone delle Feste. La lunga prospettiva del braccio  settentrionale si chiude con il grande arazzo del giovane artista brasiliano Alexander Maxwell (prima  opera su tela dell’artista) e le immagini della favela interagiscono con gli arredi ottocenteschi del  “salottino dorato”. La scultura di Satoshi Hirose, Beans of Mythology, diventa il centro della Sala  degli Specchi e con la sua forza centripeta attira a sé l’architettura e la natura che si gode da quella  sala.
L’esposizione affianca opere che coprono un lungo arco temporale, da Spazio anche più che tempo di Carol Rama del 1971, a Three Jesus di Gilbert&George del 1980, fino ai lavori, realizzati per la  mostra, Venus Lapilla di Alessandra Franco e Così fan tutti di Angelo Volpe del 2020 e che  abbracciano un’ampia area geografica, permettendo al visitatore di cogliere differenze e  similitudini, reiterazioni e contrasti, creando una mappa che può, come nel Ritratto dell’Evangelista  San Matteo di Giulia Piscitelli, essere la base per una propria personale scoperta. 

ESTATTO COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

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