A cura di Lóránd Hegyi
Inaugurazione: mercoledì 17 novembre 2021
dalle ore 17:00
La Galleria Fumagalli presenta il terzo
appuntamento del ciclo espositivo “MY30YEARS – Coherency in
Diversity” ideato dal critico Lóránd Hegyi per omaggiare i
trent'anni di attività di Annamaria Maggi alla guida della galleria.
Le 8 mostre delineano temi in comune e sorprendenti connessioni tra
12 artisti, seguiti o rappresentati dalla galleria, la cui ricerca
artistica è generalmente collocata in contesti differenti. Ogni
appuntamento del ciclo prevede il dialogo tra 3 artisti su specifici
temi evitando qualsiasi imposizione concettuale, ma lasciando totale
autonomia di significato alle opere.
Individuando nella triade
tematica “Ironia – Temporalità – Déplacement” un punto di
incontro tra opere pur generate da riflessioni differenti, il critico
e curatore Lóránd Hegyi presenta un inedito dialogo tra il
poliedrico maestro americano Dennis Oppenheim, la coppia francese di
fama internazionale Anne & Patrick Poirier e la nuova proposta
della galleria: l’artista tedesco Thorsten Brinkmann.
Manifestando
un'interpretazione radicalmente critica della storia contemporanea,
della politica e della trasformazione sociale, Anne & Patrick
Poirier perseguono una rivisitazione radicale e ironica della storia
e della mitologia, al fine di attualizzare i loro significati
metaforici e collegarli ad atteggiamenti contemporanei. Le opere
selezionate offrono messaggi visivi taglienti, provocatori, che
ironizzano antiche narrazioni metaforiche e generano un déplacement
– uno spostamento – di significato. Iconica è la scultura
“Janus” (2017) che coniuga un moderno giradischi in movimento
all’iconografia antica del Giano Bifronte, declinato però in modo
molto personale. L’opera restituisce, infatti, le mezze teste di
Anne e Patrick fuse tra loro a simbolo della simbiosi della coppia,
nel lavoro come nella vita, a fronte di un costante sguardo di
sintesi al passato e al futuro, tra memoria e contemporaneità.
Noto
per le sue esperienze nei contesti della Land Art, della Body Art,
dell’Arte Concettuale, Dennis Oppenheim enfatizza, soprattutto
nelle opere più recenti, la contestualizzazione antropologica della
prassi artistica, focalizzandosi su determinati orientamenti
comportamentali e psicologici. Le opere in mostra, realizzate dalla
fine degli anni Ottanta ai primi anni Duemila, sono disegni su carta,
non meri studi progettuali, bensì opere a matita e pastello dal
tocco svelto e genuino che hanno poi ispirato la realizzazione di
sculture. Questi disegni si collocano, infatti, nel periodo durante
il quale l’artista americano sperimenta la creazione di grandi
sculture pubbliche accomunate dall’utilizzo di forme comuni,
quotidiane, alle quali aggiunge meccanismi elettrici, movimento,
luci, suoni, effetti pirotecnici. L’oggetto viene così stravolto
nel suo scopo e significato, generando un effetto di straniamento
psicologico e intellettuale nel fruitore.
A completare la
triade, Thorsten Brinkmann rivela una personale strategia di
riconfigurazione giocosa e ironica della realtà visuale. Il suo
lavoro – che in questa mostra si manifesta attraverso il medium
fotografico, a volte combinato con objets trouvées – prende
ispirazione sia dalla tradizione classica europea sia
dall’avanguardia storica. Lo spettatore ritrova inevitabilmente
immagini e concetti che sono parte di un orizzonte culturale
condiviso, eppure la loro associazione improbabile genera spaesamento
e nuovi possibili significati.
Nondimeno, attraverso questo approccio ironico a materiali storico-culturali conosciuti, Brinkmann pone interrogativi sulla relazione tra la rilevanza contingente (ovvero temporalmente rappresentativa) e le realtà antropologiche di base.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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