lunedì 25 luglio 2022

2001-2021. Ventennale della Sezione dell’Associazione Nazionale Carabinieri “Carmine Tripodi. Altavilla Silentina (SA) di Francesco D’Errico - Edizioni "Il Saggio"

 



"Chiunque può far parte della Storia. Solo un grand’uomo la può scrivere.” Con questa frase, lo scrittore Oscar Wild ha puntualizzato come l’arte di scrivere la storia appartenga a quei pochi che, avendola vissuta o studiata intensamente, sono in grado di narrarla in maniera esatta, coerente e, soprattutto, documentata.

L’Autore, già Presidente della Sezione Carabinieri in congedo di Altavilla Silentina (SA), ha vissuto per oltre quarant’anni nella comunità e per la comunità altavillese. Per essa ha costituito, impersonando l’Autorità della legge, un sicuro e costante punto di riferimento, divenendo parte integrante della Storia della comunità che ha servito.
Questi i motivi per i quali sono particolarmente lieto di intervenire in questa iniziativa di uno dei protagonisti della vita altavillese degli ultimi decenni e di un sodalizio che, come recita l’art.2 dello Statuto, ha lo scopo di promuovere e cementare i vincoli di cameratismo e di solidarietà fra i militari in congedo e quelli in servizio dell’Arma, e fra essi e gli appartenenti alle altre forze armate ed alle rispettive associazioni; tener vivo fra i soci il sentimento di devozione alla Patria, lo spirito di corpo, il culto delle gloriose tradizioni dell’Arma e la memoria dei suoi eroici caduti; realizzare, nei limiti delle possibilità, l’assistenza morale, culturale, creativa, ricreativa ed economica a favore degli iscritti e delle loro famiglie.
Questo lavoro narra, in particolare, la storia ventennale di un’articolazione territoriale dell’Associazione Nazionale Carabinieri, quella di Altavilla Silentina, fondata dall’autore che ne fu Presidente per ben dieci anni, animandone le iniziative e la presenza sul territorio. Narra del mai sopito senso di appartenenza all’Istituzione di un grand’uomo, per dirla con Oscar Wild, che ha donato la vita ad una grande Istituzione, della quale ha incarnato i valori che vivono in lui dal momento in cui, giovanissimo, indossò per la prima volta l’uniforme da Carabiniere.
Conosco il Sottotenente D’Errico da quando indossavo i pantaloni corti, come affettuosamente mi ricorda nei nostri sempre più rari, ma piacevolissimi incontri. Avevo poco meno di sei anni, quando vidi per la prima volta l’allora Brigadiere D’Errico. Mi colpì la sua figura, quell’uniforme indossata con una sobria eleganza, quell’incedere autorevole, signorile nel tratto e dall’espressione ferma e determinata. Il Brigadiere era l’Autorità dello Stato per quei contadini che, in un giugno più caldo del solito, erano intenti a trebbiare il grano. Io ero lì a curiosare, a cercare di capire come le foglie di granturco potessero trasformarsi in mais passando attraverso una macchina rumorosissima, la trebbia. Il Brigadiere, accompagnato da un carabiniere a bordo di un Fiat 900, vide queste persone che si davano da fare e si fermò, notandomi. Uno degli operai gli spiegò chi fossi e lui esclamò “Ah, il figlio del poliziotto…! E tu… che vuoi fare da grande?”. Non ricordo quale fu la risposta alla domanda che però è tuttora impressa nella mia mente, insieme alla figura statuaria di quell’uniforme con la fiamma argentata sul berretto. Risposi con i fatti, più di dieci anni dopo, varcando il portone dell’Accademia Militare e avviandomi ad indossare quegli alamari che ornavano la sua uniforme.

La profonda stima che nutro nei suoi confronti è conseguenza del suo modo di essere Carabiniere. Chi è stato carabiniere, di ogni grado, deve essere tale per tutta la vita è l’insegnamento che l’Autore ci affida in queste pagine. La sua personalità è stata totalmente plasmata dall’Istituzione che ha servito per quasi mezzo secolo e alla quale è rimasto legato, come Presidente della Sezione Carabinieri in congedo di una delle località nelle quali ha svolto servizio attivo. Questo modo di interpretare il proprio ruolo, in servizio ed in congedo, lo rende perenne testimone di un’identità inconfondibile, densa di valori non solo militari, quale è quella del Carabiniere.
 A questa identità D’Errico ha dato e dà costante testimonianza attraverso il suo operare. In servizio e al servizio della comunità altavillese che ha servito da tutore della legge e poi da Presidente di un sodalizio che è interprete di tale identità. Il Carabiniere, come disse il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ha gli alamari cuciti sulla pelle. Mai affermazione ha così esplicitamente descritto il modo di essere Carabiniere, di chi serve e ha servito per una vita nell’Arma, per l’Arma e, quindi, per il prossimo, per la collettività.
La sua figura, insieme a molte altre -superiori, colleghi, collaboratori- che ho avuto la fortuna di incontrare nel corso della mia carriera, mi hanno indicato la via da seguire, con l’esempio e con quel modo di essere Carabiniere che mi ha condotto, ormai dopo quasi quarant’anni, in ruoli apicali dell’Istituzione. È a loro che devo questi traguardi, a chi, come il Sottotenente D’Errico, ha saputo insegnare ai più giovani, con l’Esempio dei propri comportamenti, come diventare grandi e, attraverso noi, far crescere e prosperare la nostra beneamata Istituzione.
La storia della Sezione Carabinieri in congedo di Altavilla Silentina è quindi un ulteriore, importante tassello della storia della comunità altavillese. È la storia di un uomo che l’ha servita e ha contribuito, nella sua dimensione territoriale, a identificare un’immagine dell’Arma vicina alla gente, comprensiva ma mai accomodante, concreta e mai evanescente, flessibile ma mai incerta.
Attraverso figure come queste l’Arma può e potrà mantenere inalterata la sua autorevolezza e la sua affidabilità istituzionale. Da oltre duecento anni l’operato silenzioso, fatto di sacrifici personali e familiari, dei Carabinieri di ogni ordine e grado, nelle città, nelle contrade e nelle campagne più sperdute, non solo sul territorio nazionale, costituisce la via maestra da seguire.
Fra i molti che tale via ci hanno indicato e che hanno contribuito a mantenere vive le virtù e i valori fondamentali, vi è il Sottotenente D’Errico, insieme a tutti i componenti dell’Associazione Nazionale Carabinieri. Tutti loro, pur rappresentando il passato, hanno scritto pagine di storia dell’Arma, sulla quale l’Istituzione ha costruito e continuerà a costruire il proprio futuro, nel perenne ricordo di chi questa storia l’ha scritta con il sacrificio supremo della vita.

Gen. Brig. CC Gerardo Iorio


 


1 commento:

  1. E' un libro che va conservato quale documento storico dell'area della Piana del Sele

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