venerdì 8 luglio 2022

L’altro MANN: si amplia il progetto espositivo sui depositi museali - Nuovi reperti raccontano la vita e la cultura alle falde del Vesuvio in epoca romana

Il Direttore Giulierini: “Restituiamo ai visitatori il corpo del Museo”

A settembre una terza sezione della mostra

nel Plastico di Pompei



La bellezza, l’amore, l’infanzia, i personaggi del mito e della storia: sono tanti i temi che si intrecciano nella seconda parte dell’allestimento “L’altro MANN”, progetto di restituzione al pubblico di numerosi tesori custoditi nei depositi museali.

Alla fine di maggio 2022, l’esposizione è stata introdotta da sessanta reperti, divisi in due itinerari: le armi dei gladiatori; il ricco patrimonio decorativo delle domus nelle città vesuviane. 


 

Oggi, nelle sale 77 e 78 degli affreschi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, altri trentacinque manufatti si aggiungono al racconto della vita degli antichi alle falde del vulcano. A fine settembre, un nuovo ampliamento riguarderà la sala del Plastico di Pompei con la presentazione di collezioni spesso inedite o poco note, su cui si sono concentrate le ricerche degli studiosi.

Aperti per ferie, anzi con l'estate pronti a  rivelare nuove meraviglie: come promesso, grazie ad una squadra  che procede a passi spediti, un'altra fetta  dell'Altro MANN, quello che 'vive'  nei depositi,  viene svelata, raccontata, spiegata nel mese di luglio. L'abbiamo detto, quello che è partito a fine maggio   non è  il riassetto di una  collezione, né una mostra temporanea, ma un progetto per restituire a tutti i visitatori 'il corpo' del Museo, studiando ed esponendo, mettendo in sicurezza, preparando l'accesso a nuovi spazi che possano restituire a tutti la magia di passeggiare tra le migliaia di reperti custoditi a Sing Sing. Da oggi  nuove meraviglie vesuviane poco e mai  viste approdano nelle sale affreschi ampliando così il nucleo iniziale che vi avevamo proposto. Al MANN, insomma,  occorre sempre  tornare, anche se lo avete visitato da pochissimo. E  a settembre l'appuntamento è nella sala del Plastico con tessuti e commestibili”, commenta il Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Paolo Giulierini.


 

Tra i veri e propri capolavori che aprono l’esposizione, vi sono due statuette (dall’area vesuviana, I sec. d.C.), probabilmente realizzate da una stessa bottega per ornare il giardino di una residenza privata. Si tratta della decorazione bronzea di una fontana, che ripropone un tema iconografico molto in voga: la dea Afrodite si fa il bagno assistita da una ninfa che regge un catino a forma di conchiglia. L’immagine della divinità della bellezza e dell’amore è declinata da altre opere in mostra, provenienti da Pompei: due raffigurazioni della Venere semipanneggiata appoggiata a un pilastrino con idoletto, di cui una del tipo cd. Lovatelli (dalla casa di Diomede, I sec. d.C.); due rappresentazioni della Venere Anadyomene che esce dall’acqua strizzandosi i capelli (I sec. d.C.); la Venere accovacciata in marmo (dalla casa del Triclinio, I sec. d.C.); la Venere che si slaccia il sandalo (dalla casa del Centenario, I sec. d.C.). 


 

In esposizione, anche un focus sulla “fortuna iconografica” dell’infanzia in epoca romana: nella grande vetrina centrale della sala 78, da non perdere la statua marmorea del piccolo pescatore dormiente (da Pompei, Casa della Seconda Fontana Piccola, I sec. d.C.); ancora, costituivano ornamento delle bocche di fontana la scultura di fanciullo con una lepre (da Pompei, Casa del Camillo, I sec. d.C.) e, dalla stessa domus, il bambino con il mantello (nebride) ricolmo di frutti e il fanciullo spaventato da un rospo. La statua marmorea del bimbo che accarezza una colomba (da area vesuviana, metà del I sec. d. C.) chiude in tenerezza questa sezione della mostra.

Dalla realtà al mito: in allestimento, un rilievo con la storia di Telefo (da Ercolano, casa del rilievo di Telefo, metà del I sec. a.C.); la statua bronzea di un Dioscuro (da Ercolano, databile addirittura al 400 a.C.); il bronzo dell’Amazzone a cavallo (da Ercolano, prima metà del I sec. d.C.); la statua marmorea di Apollo (da Pompei, prima metà del I sec. d.C.).

L’esposizione prevede anche un’incursione nella storia dei regni ellenistici: nel percorso, è possibile ammirare le statue bronzee di Alessandro a cavallo e di cavallo rampante, entrambi reperti provenienti da Ercolano e databili agli inizi del I sec. d.C. Le statue sono da interpretarsi come la copia ridotta di due delle opere che facevano parte del monumentale gruppo equestre commissionato allo scultore Lisippo subito dopo la celebre vittoria sulle truppe persiane nella battaglia del 334 a.C., sul fiume Granico, nell’attuale Turchia. Non mancano anche raffigurazioni di altri sovrani successori di Alessandro: possono essere identificati Demetrio Poliorcete (bronzo da Ercolano, fine del I sec. a.C.) e Alessandro I Balas (bronzo da Pompei, II- I sec. a.C.) .


 

Ancora uno sguardo, come nella prima parte dell’allestimento, alle suppellettili che caratterizzavano le case dei cittadini vesuviani: fra gli arredi spiccano un braciere su tripode decorato con Sfingi (bronzo, da Ercolano, inizi del I sec. d.C.) e un Sileno ebbro con funzione di sostegno per vasi o piatti da portata (bronzo, da Pompei, casa di Popidio Prisco, I sec. d.C.).

La seconda parte della mostra “L’altro MANN” è curata da Marialucia Giacco (Responsabile Ufficio mostre Italia/estero del Museo); l’allestimento è firmato dall’architetto Andrea Mandara con Claudia Pescatori e realizzato con la grafica di Francesca Pavese.

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

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