venerdì 5 agosto 2022

PER UNA NUOVA SCULTURA

Sperimentazioni e traiettorie lungo la via Emilia
A cura di Andrea Capucci e Alessandro Mescoli
Testi critici di Maria Chiara Wang, Enrico Turchi e Tatiana Basso


 

Festa de l'Unità provinciale di Modena a Ponte Alto (MO), Hangar Ex Libreria
25 agosto - 19 settembre 2022
Inaugurazione: giovedì 25 agosto, ore 19.30

 

S'intitola "Per una nuova scultura. Sperimentazioni e traiettorie lungo la via Emilia" l'ampia disamina sulla scultura contemporanea in programma dal 25 agosto al 19 settembre 2022 all'interno della Festa de l'Unità provinciale di Modena a Ponte Alto (MO).

Curata da Andrea Capucci e Alessandro Mescoli con opere di 19 scultori e ceramisti provenienti dalle provincie di Reggio Emilia, Modena, Bologna, Forlì, Imola e Rimini, l'esposizione si propone di restituire una fotografia delle arti plastiche lungo la direttrice della via Emilia, asse culturale, luogo di esplorazioni, di viaggi e di scambi tra artisti e intellettuali, incubatrice del cambiamento, visivo e umano.

Facendo tesoro delle esperienze di Luigi Ghirri, Franco Vaccari, di Pier Vittorio Tondelli, Ermanno Cavazzoni, Gianni Celati e molti altri, gli artisti invitati - Amaaro e Michelangelo Galliani (Reggio Emilia), Daniele  Cabri, Andrea Capucci, Giuliano Della Casa, Alice Padovani, Laura  Renna, Mattia Scappini, Laura Serri, Gianni Valbonesi (Modena), Giulia Bonora, David Casini, Shafei Xia (Bologna), Zeno Bertozzi (Imola), Luca Freschi, Matteo Lucca, Mattia Vernocchi (Forlì), Georgia Matteini Palmerini e Marika Ricchi (Rimini) - espongono le loro sculture e installazioni, alcune delle quali inedite, all'interno dei 600 metri quadrati dell'Hangar Ex Libreria, dove saranno organizzati anche talk e dibattiti.

«Abbiamo voluto includere questa esposizione nel contesto di una manifestazione popolare come la festa dell'Unità - spiega Roberto Solomita, segretario provinciale del Partito democratico di Modena - perché pensiamo sia giusto e necessario contribuire alla valorizzazione e alla divulgazione dei linguaggi e delle riflessioni proprie della nostra contemporaneità, e degli artisti del nostro territorio che ne fanno l'oggetto della loro ricerca».

«Abbiamo immaginato la mostra - dichiarano i curatori Andrea Capucci e Alessandro Mescoli - come una concisa sintesi e mappatura dei fenomeni artistici più interessanti e trasversali, germogliati nelle città che si affacciano sulla via Emilia. Questa esposizione si pone l'ambizioso obiettivo di sintetizzare ricerche e tendenze nella scultura contemporanea lungo l'asse della via Emilia, una via importante, non solo per il trasporto, ma anche per lo scambio e la diffusione delle idee; origine di un vero e proprio nomadismo artistico e culturale».

«Come riuscire a cogliere il sentire di una strada che percorriamo ogni giorno senza avvedersene, presi da una frenesia del presente che non consiglia mai alcuna deviazione dal tracciato maestro? - si chiede Enrico Turchi. La sensibilità degli artisti, e il mezzo della scultura in particolare, ci suggeriscono un tempo congelato, dove poter afferrare l'unicità dei fossi, dei campi sconfinati, dei pioppi che si stagliano alti come scritture nel paesaggio. Allora risulterà chiaro quanto abbia in comune ciò che ora riusciamo a vedere con la scrittura, il lavoro del comporre l'opera scultorea, e l'arte stessa, in una sua disamina più complessiva». «Connettore materiale e simbolico di territori e culture - aggiunge Tatiana Basso - il corso della via Emilia assurge a metafora dell'articolata temperie plastica odierna. Nell'approcciare la vasta gamma materica dei lavori esposti, i ricorsi al repertorio tecnico e formale della storia dell'arte, l'espediente dell'ironia frequentemente calato sulle forme della tradizione, essa offre un modello d'indagine che collega idealmente passato e contemporaneità del luogo nel segno della pluralità linguistica». «L'arte non è solo visione - conclude Maria Chiara Wang - così come l'esperienza estetica non è una funzione esclusiva del vedere. Esistono anche una lettura e una fruizione tattili dell'arte e, in un periodo storico come quello contemporaneo caratterizzato da un impellente desiderio di ritrovare il contatto, un registro percettivo che azzera le distanze e abbatte le barriere dell'estraneità risulta quanto mai attuale e necessario. E quale espressione artistica più della scultura può suscitare quella sensazione epidermica che consente di accedere alla materia?».

L'esposizione è promossa dal Coordinamento provinciale del Partito democratico di Modena in collaborazione con Ricognizioni sull'arte APS, associazione culturale modenese che opera nell'ambito della promozione e della valorizzazione delle culture contemporanee e delle sensibilità ambientali.

Un giornale di mostra, realizzato da Gregorio Vaccari e Agenzia Tracce, fornirà ai visitatori le coordinate utili per la visita, a partire dai ritratti degli artisti firmati da Zhai Dewei. Nel corso dell'esposizione sarà realizzato il catalogo ufficiale (composizione grafica a cura di Agenzia Tracce e Gregorio Vaccari) con testo istituzionale di Roberto Solomita, prefazione dei curatori Andrea Capucci e Alessandro Mescoli, contributi critici di Maria Chiara Wang, Enrico Turchi e Tatiana Basso e reportage fotografico di Mauro Terzi, autore anche di un documentario dedicato all'allestimento.


Sulla parete esterna dell'Hangar, gli studenti del liceo artistico Venturi di Modena, guidati dal professor Mattia Scappini, realizzeranno una pittura murale, nell'ambito di un progetto di didattica dell'arte.

La mostra sarà visitabile tutti i giorni con orario 19.30-23.30. Ingresso libero. Nel weekend inaugurale saranno organizzate visite guidate. Sono inoltre previste tre serate di "salotto artistico", con interventi di teorici, curatori e figure di riferimento del mondo dell'arte: sabato 3 settembre, ore 19.00, "Arte e territorio. La provincia e le città come risorse nella valorizzazione degli artisti" con Simona Negrini, Daniela Sirotti Mattioli e Daniela Fatatis, modera Laura Solieri; sabato 10 settembre, ore 19.30, "Con la A", tre curatrici - Maria Chiara Wang, Giorgia Bergantin, Tatiana Basso - dialogano tra esperienze, racconti e declinazioni dell'arte; sabato 17 settembre, ore 19.00, "Il tema del Sacro e la promozione indipendente nella cultura artistica contemporanea" con Giovanni Gardini, Nicola Bigliardi e Tiberio Cattelani. Per informazioni: T. +39 339 3921900, ricognizionisullarte@gmail.com.

Amaaro (duo artistico fondato a Montecchio Emilia da Claudia Torricelli e Martino Pompili)

L'opera proposta è un vaso scultura, una presenza totemica di una natura vigile, rigenerata e rigenerante. […] natura è anche la crosta che accoglie tutto questo avvicendarsi, è il dialogo costante tra nascosto e visibile. Abbiamo immaginato di fare un carotaggio come campione del "sotto": il susseguirsi di strati minerali, materia organica in sedimentazione, elementi di un dinamismo lentissimo che preparano la germinazione.

Zeno Bertozzi (Castel San Pietro Terme, 1994 - Vive e lavora a Imola)

Attraverso la mia ricerca ho cercato di rappresentare la mia ossessione, che è mirata verso la ripetizione manuale del segno. Una ripetizione costante che plasma crateri e forme che si trasformano nell'unità di misura dell'invisibile scorrere del tempo. Nell'opera "Con tatto" ho cercato una forma pulita e simmetrica, che solleciti idealmente, come sempre ha fatto la scultura, un avvicinamento, una voglia di sfiorare l'opera girandoci intorno.

Giulia Bonora (Ferrara, 1986 - Vive e lavora a Bologna)

Giulia Bonora indaga il tema della trasformazione attraverso la materia, mescolando diversi linguaggi quali il disegno, la performance, l'installazione e l'uso della ceramica. La ricerca artistica è nell'intenzione e nell'uso del colore come processo di ricerca alchemico, di trasformazione e di rigenerazione […] La relazione intrinseca che esiste tra l'essere umano e il cosmo è definibile dal concetto di unio mentalis, unione di spirito e anima.


Daniele Cabri (Sassuolo, 1965 - Vive e lavora a Guiglia)

"La Latebra" è la versione dolce e morbida di una grotta preistorica dove un post-primitivo quale io sono segna con il fuoco su pelli conciate i propri moti d'animo e le proprie e altrui memorie di un paese sulle colline di Modena in via di estinzione, di tutti i paesi del mondo corrosi dal tempo. Una Heimat da far west contadino che è la base delle radici di questa nostra strada romana.

Andrea Capucci (Modena, 1965 - Vive e lavora a Modena)

Il paese degli indaffarati è un grande plastico, una città da osservare planandoci sopra. Sul piano si muovono le donne e gli uomini, sono tutti indaffarati, lavorano, amano, si cercano, curano le proprie ferite, ma fanno anche la guerra e muoiono […] Le sculture e i loro racconti rappresentano aspirazioni, possibili progetti di vita, tensioni vitali che interagiscono con lo spazio e con le vite dei nostri simili, ci ricordano i nostri comuni tentativi esistenziali.

David Casini (Montevarchi, 1973 - Vive e lavora a Bologna)

David Casini trae ispirazione per i suoi lavori scultorei dalla storia dell'arte, dal paesaggio, dall'architettura. Attraverso un sistema di frammentazioni, vuoti e assemblaggi, l'artista gioca con i suoi riferimenti, trasformandoli in materiali vivi […] Mettendo in discussione i paradigmi della scultura, i suoi volumi sospesi e le installazioni site-specific guidano lo sguardo dello spettatore verso la ricerca di un equilibrio.

Giuliano Della Casa (Modena, 1942 - Vive e lavora a Modena)

Dice di lui Francesco Liverani: Chi conosce Giuliano non avrà difficoltà ad immaginarlo al lavoro, a far ceramica, quasi fosse alle prese, in un'ampia cucina con un quarto di ircocervo, pennellato da penna di fagiano, su un girarrosto da cui cola il grasso nutriente entro capace leccarda, che al punto giusto, Giuliano ci presenterà sorridente e ironico: Ecco a voi, amici!

Luca Freschi (Forlì, 1982 - Vive e lavora a Meldola (FC)

Dice del suo lavoro Giovanni Gardini: Maestose e austere si ergono le Cariatidi di Luca Freschi. Figure silenziose ed enigmatiche, smisuratamente immobili […] Paiono un gioco, queste mirabili opere, e forse in parte lo sono. Procedono per sovrapposizioni e tendono instancabilmente verso l'alto queste solenni figure che dell'antico custodiscono la memoria, accogliendo nella loro esibita verticalità elementi dal sapore archeologico.

Michelangelo Galliani (Montecchio Emilia, 1975 - Vive e lavora tra Montecchio Emilia e Urbino)

Frequento da sempre Carrara e i suoi marmi, le sue maestranze ed il loro duro lavoro. […]  Ho lottato da sempre con un materiale tanto ostile quanto dolce e meraviglioso. Le mie opere sì insinuano in uno spazio barocco e carico di storia, di fronzoli e di colori. Lavori nati dalle ceneri di questo importante passato per dialogare con il presente sotto forme nuove.

Matteo Lucca (Forlì, 1980 - Vive e lavora a Forlì)

La mia ricerca si concentra sul tema del corpo, dei processi creativi, sui margini che stanno tra la casualità e la tecnica, sul significato che ogni materia porta in sé. Attualmente il lavoro centrale ruota attorno al corpo e al pane […] Le opere nascono dal fuoco che cuoce, cucina e a volte brucia.


Georgia Matteini Palmerini (Rimini, 1972 - Vive e lavora a Rimini)

Ciotole, piatti, piattini, fiamminghe […] in quei piatti, in quelle ciotole accarezziamo le nostre nonne, le nostre mamme, le nostre zie nel rito atavico del prendersi cura della famiglia. […] La porcellana ruvida e porosa toglie ogni funzionalità da quell'oggetto familiare, rendendolo un puro supporto di memoria. Impilo piatti e ciotole. Impilo ricordi ed emozioni.

Alice Padovani (Modena, 1979 - Vive e lavora a Modena)

La cicala lascia la sua prima pelle, il suo involucro ninfale, attaccato al tronco di un albero. Lo raccolgo. Penso sia meraviglioso: lei continua a vivere, a emettere le sue vibrazioni estive e qui resta solo ciò che era. La sua pelle adesso è la guaina del prima, è il passato che si porta dentro i ricordi, gli istinti e i momenti più preziosi.

Laura Renna (San Pietro Vernotico, Brindisi, 1971 - Vive e lavora a Modena)

L'opera di Laura Renna si caratterizza per una manipolazione, processualità e commistione di discipline e di materiali diversi, dalla fotografia alla scultura all'installazione. […] I suoi lavori parlano di scultura ma non sempre si concretizzano in oggetti definiti e tridimensionali […] Frutto di una pratica artigianale, il suo lavoro rivela una attitudine trasformativa, nell'intenzione di riplasmare ciò che ha perso valore e funzione.


Marika Ricchi (Cesena, 1987 - Vive e lavora tra Rimini e Reggio Emilia)

L'ironia, l'aspetto ludico, i colori sgargianti dal sapore pop, la combinazione di materiali differenti, tra cui il marmo è il protagonista principale, con gli antichi oggetti di uso comune, sono gli elementi che caratterizzano la ricerca poetica dell'artista […] Un equilibrio di aspetti formali e concettuali che descrivono a pieno la società contemporanea, rivolgendo un sapiente sguardo all'antichità nella tecnica e nell'utilizzo di certuni materiali.


Mattia Scappini (Modena, 1983 - Vive e lavora a Modena)

Sotto la superficie, dentro alla materia e ancora oltre l'essenza delle cose […] è possibile dilatare la figura e trovarne una sintesi. Il campo di indagine che preferisco è la condizione umana e il mio tentativo è quello di restituire l'uomo. Sono attratto dagli assoluti ma tutto ha maggiore forza se descritto da contorni incerti e se lascia spazio al suo opposto.

Laura Serri (Sassuolo, 1977 - Vive e lavora a Sassuolo)

La via Emilia. Percorsa infinite volte: inconsapevolmente dapprima, distrattamente per molto tempo e pensierosamente poi. Interiorizzando un paesaggio fatto di molteplici vite, per me solo comparse, che pure esistevano e scomparivano nel tempo di un secondo. […] Mondi da un istante ciascuno che pian piano sono diventati parte di me e che ho voluto tutelare, raccontare, mandare a memoria.


Gianni Valbonesi (Roma, 1941 - Vive e lavora a Modena)

Sculturine? Sì, anche sculturine. Oggetti tridimensionali costruiti con legni, carte, metalli e comunque sempre materiali di recupero: ritagli di cornici, caratteri tipografici, ecc.  Alcuni pezzi possono essere piccoli totem, altri improbabili edifici [...] Bene, se mi direte che le sculturine vi piacciono, ne farò altre…


Mattia Vernocchi (Cesena, 1980 - Vive e lavora a Gambettola)

Nel fuoco gli oggetti comuni perdono la loro utilità, si caricano di suggestione e memoria ed è qui che la ceramica si sostituisce alla loro quotidiana certezza, ne copre e deforma la forma, sconvolta da quel violento calore. In queste opere non c'è premeditazione o eccessivo controllo, ma abbandono sapiente alle proprietà generative del fuoco ed alle capacità auto-creative della ceramica.


Shafei Xia (ShaoXing, Cina, 1989 - Vive e lavora a Bologna)

Mi piace stare a casa. Con i miei genitori mi sono trasferita tantissime volte e ho continuato a cambiare casa crescendo. Da piccola mi ritrovavo tra le mura domestiche da sola e le scatole di carta sono diventate il mio rifugio, con queste costruivo delle bellissime case di bambole con cui giocavo per ore.


15 luglio 17:00


SERJ. Pochi Riti Utili Salvano
A cura di Roberto Lacarbonara

Palazzo Oldofredi Tadini Botti, Torre Pallavicina (BG)
28 maggio - 24 luglio 2022

Ultimi due weekend per visitare la mostra personale di Serj dal titolo Pochi Riti Utili Salvano a cura di Roberto Lacarbonara. Allestita nelle sale di Palazzo Oldofredi Tadini Botti a Torre Pallavicina (BG), l'esposizione è aperta al pubblico fino al 24 luglio 2022, di sabato e domenica con orario 16.00-19.00, su appuntamento durante la settimana. Ingresso gratuito.

Con una serie di ambienti installativi inediti, concepiti in stretta relazione con l'architettura e gli affreschi del palazzo quattrocentesco e della coeva Chiesa di San Rocco, Serj definisce una struttura simbolico-rituale in grado di tradurre lo spazio fisico concreto in un sistema complesso, empirico e immersivo.

A partire dall'indagine sulla storia e sulla funzione dell'edificio, progettato come punto strategico fortificato a ridosso dell'Oglio, linea di confine con la Serenissima e teatro di innumerevoli scontri per la definizione dei confini territoriali in epoca sforzesca, e lungamente utilizzato per le feste bucoliche e le battute di caccia, Serj ripensa l'esplorazione del luogo come sviluppo di una strategia di occupazione - militare? venatoria? - che vede l'osservatore muoversi tra le sale in un percorso di progressiva presa di controllo e conoscenza.

Partendo da una grande scultura in cera nera di fonderia, distesa a pavimento a circoscrivere un territorio delimitato, visibile dall'alto nei suoi frazionamenti che obbligano ad un percorso periferico e costrittivo, l'azione nel paesaggio si compie passando alle sale successive, dove le grottesche e il ciclo pittorico di ispirazione raffaellesca, dedicato al mito di Apuleio su Amore e Psiche, si alterna agli affreschi di paesaggi e insediamenti militari concepiti per orientarsi nel territorio. Qui Serj appone un segno, un grande scettro-vessillo, prezioso e sinistro nella sua imponenza, agìto attraverso una performance evocativa che vediamo immortalata nello scatto fotografico di uno sbandieramento da parte dell'artista. Questa azione, intesa come rievocazione e potenziamento simbolico del rito, produce il successivo salto evolutivo nello spazio, l'accesso ad una struttura iperbolica, attraversabile, connotata dalle sue volute plastiche che piegano lo spazio cartesiano in spazio quadridimensionale.

È solo superando lo spazio chiuso del palazzo e accedendo all'ampio loggiato e al parco circostante, che si compie il passaggio dall'astrazione di un modello ideale ad un sistema aperto, empirico, "generativo" nelle parole dell'artista, mentre a pochi passi, nella chiesa sconsacrata di San Rocco, che un tempo raccordava i percorsi dei fedeli e dei cacciatori, una audio-istallazione ripete all'infinito la formula della salvezza, della vittoria o della speranza: "Pochi Riti Utili Salvano".

La mostra, realizzata con il patrocinio del Comune di Torre Pallavicina e il contributo di Cava di Barco, Farcoderma, Metal Carp, B&B Srl e Lavinia Immobiliare, è accompagnata da un catalogo edito da Compagnia della Stampa (Roccafranca, BS), con le immagini della mostra e i testi dell'artista e del curatore. Per informazioni e prenotazioni: T. +39 339 5629715, antoniomarchetti64@gmail.com.

Serj è nato a Bergamo nel 1985; vive e opera a Berlino. Il suo lavoro prende forma attraverso una progressiva analisi metodologica, sia formale che linguistica, legata al concetto di opera d'arte come "macchina", organismo composto da elementi in grado di generare uno spazio di possibilità e di produrre senso, conoscenza, orientamento. Tra le mostre recenti: Abstine substine, Blueproject Foundation, Barcellona (2021); Passages / Paysages, Palazzo Barbò, Torre Pallavicina (BG); K60, Wilhem Hallen, Berlino (2021); Flat Fold Floats, Spazio KN, Trento (2020); Polyptoton, Biennale del Cairo (2018); G, Funkhaus Berlin, Berlino (2018); Una Vetrina, The Indipendent project - MAXXI, Roma (2016); The Hawt Show, outdoor project di Galerie Rolando Anselmi (Berlino), Frosinone (2016); Lunghezze d'Onda, Palazzo Sforza Cesarini, Genzano di Roma (2015).

Palazzo Oldofredi Tadini Botti, già nella seconda parte del XV secolo, è la dimora estiva segreta degli Sforza, situata nello stato della Calciana, sul tratto medio del fiume Oglio, linea di confine con la Serenissima. Di particolare interesse sono le stanze del Piano Nobile con pareti a grottesche, un interessante ciclo pittorico dedicato alla favola di Cupido e la stanza militare con paesaggi e insediamenti militari riferiti alla zona dell'Oglio. Di grande rilievo anche la loggia, anticamente chiusa con ampie vetrate tra i cinque archi, affrescata con figurazioni riferite a Busseto, la Calciana e Castel Sant'Angelo (tributo a Caterina Sforza). Alla fine del ‘500, gli Oldofredi di Iseo acquisiscono il Palazzo da cui governano controllando i dazi sui porti, i guadi del fiume e il commercio del sale.

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

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