lunedì 8 aprile 2024

INSULA MERIDIONALIS DI POMPEI - BOLLETTINO 2024 N. 01 e Insula Meridionalis di Pompei - Bollettino 2024 n. 02



 

INSULA MERIDIONALIS DI POMPEI BOLLETTINO 2024 N. 01


Le pendici occidentali e meridionali del pianoro che, sopraelevato di circa 30-40 metri sulla pianura alluvionale del fiume Sarno, ospita l’insediamento di Pompei almeno dal VII sec. a.C., rappresentano con la loro estensione e i loro edifici disposti su più livelli una vera e propria, enorme, stratigrafia verticale che racconta tutte le fasi della storia del sito: dall’orlo del banco lavico modificato da attività estrattive della paleofalesia modellata dal moto ondoso di epoca preistorica agli insediamenti sporadici dell’Età del Ferro, alle cinte murarie costruite direttamente sull’orlo lavico; dalle imponenti sostruzioni edificate per reggere le aree di culto alla sommità del pianoro alla costruzione dei complessi termali e dei magazzini e granai e fino alle case su pendici (Hanghauser) che, occupando progressivamente l’area murata defunzionalizzata, si dispongono lungo il fronte delle Insulae per sfruttare scenograficamente il dislivello affacciato sul golfo di
Napoli e sulla vallata del Sarno.


Il fronte dell’Insula Meridionalis si sviluppa a coprire un dislivello di oltre 30 m. con un andamento
a doppia curvatura lungo oltre 450 metri dalla terrazza di Villa Imperiale alle Terme del Sarno e dalla Casa di Aelio Magno alla Casa di Giuseppe II, al Foro Triangolare compreso. La complessità morfologica e storica degli insediamenti, delle strutture e degli ambienti si riverbera nella multiforme varietà di materiali e di tecniche costruttive sia messe in campo in antico sia negli interventi moderni di scavo e restauro, parti anch’essi di quella storia e di quella complessità.


I segni dei terremoti che si susseguirono nel corso del I sec. d. C. e quelli dello sciame sismico che dovette precedere l’eruzione sono presenti e ben visibili nel corpo vivo delle architetture come lo sono gli stravolgimenti che queste subirono per effetto, prima della pioggia di ceneri, lapilli e altri materiali vulcanici e poi delle ondate dei flussi piroclastici che travolsero e seppellirono la città.


I segni delle attività organizzate dai due Curatores restituende Campaniae voluti dall’Imperatore Tito per coordinare gli aiuti alle popolazioni colpite dalla tragedia e che si risolsero soprattutto nella spoliazione - durata per quasi un anno - dei materiali di pregio conservatisi sotto la coltre eruttiva sono forse visibili in alcune tracce di attività edile antica e nei cumuli di schegge marmoree rinvenute negli scavi oggi in corso nell’ambito del grande cantiere di messa in sicurezza dell’Insula Meridionalis.


Già pochi decenni dopo l’evento, comunque, la vegetazione riconquista e restituisce alla vita la coltre minerale trasformandola in un fertilissimo pianoro in cui l’agricoltura richiama fin da subito almeno sporadiche frequentazioni poi insediamenti stabili almeno dall’epoca tardoantica. 

Gli scavi della seconda metà del Settecento trasformano quel paesaggio agricolo e dove si scava, lì vicino si depositano i grandi cumuli di terra che in pochi decenni trasformano completamente il fronte esterno all’Insula Meridionalis. 

Agli inizi del Novecento la terra proveniente dagli scavi del Tempio di Venere dal 1852 al 1898 ricopre per metri gli strati cineritici dell’eruzione, modificando completamente il paesaggio circostante fino agli scavi del 1937 e ai vastissimi sterri degli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento che liberano quasi completamente il fronte ridisegnandone l’aspetto e offrendolo all’interpretazione degli studiosi. 

Anche in questo caso l’immagine interpretata di Pompei si offre al gusto della coeva cultura europea e gli studi di Ferdinand Noack sulle case a terrazza del margine meridionale della città antica a partire dal 1912, poi completati e pubblicati vent’anni più tardi da Karl Lehmann-Hartleben con ipotesi ricostruttive degli edifici che influenzarono e furono a loro volta influenzate dall’estetica contemporanea centroeuropea della Neue sachlichkeit e del Neues Bauen rappresentano l’applicazione di un metodo storiografico basato sull’indagine analitica quale strumento di studio della storia dell’insediamento, dello sviluppo sociale, dell’architettura antica.


La complessità, quindi, della stratificazione cronologica e della morfogenesi di questi insiemi naturalistici, geologici, archeologici, architettonici e paesaggistici, i riferimenti storici, sociali, culturali plurimi e sovrapposti che si stratificano nell’Insula Meridionalis sono tali da richiedere, nell’intervento di messa in sicurezza e restauro che è stato avviato in questi mesi, la messa in campo non solo di quella molteplicità di competenze professionali e scientifiche che rappresenta la caratteristica dei grandi cantieri di Pompei, ma anche di una multiforme organizzazione della comunicazione e disseminazione dei dati documentari e scientifici prodotti da quelle stesse competenze affinché ciascun operatore nel cantiere possa avvalersene per supportare e alimentare le scelte operative che lo stesso cantiere impone quotidianamente.
 

La filosofia di intervento che sta alla base del cantiere di messa in sicurezza dell’Insula Meridionalis – cantiere che avrà una durata di quattro anni a fronte di un investimento di oltre 22 milioni di euro a base di appalto - vede la priorità della conoscenza come strumento primario di ogni scelta conservativa che, nella sua consapevolezza, determina poi la valutazione e il giudizio di ogni singolo elemento restituito dalla storia, così da metterne in campo gli interventi di conservazione, fruizione e valorizzazione. 

Nella considerazione di un arco cronologico che si sviluppa dal 2024 all’VIII secolo a.C. ciascuno degli elementi già presenti o rinvenuti con lo scavo archeologico, ha la medesima importanza conoscitiva e fondamentali nelle scelte conservative sono considerati anche gli elementi “immateriali” dei segni dei tempi e degli eventi che le strutture hanno subito: le deformazioni, gli strappi, i crolli, i disequilibri subiti a causa dei terremoti, dell’eruzione, dei bombardamenti sono anch’essi segni tangibili della lunga vita delle strutture e sono loro per primi a testimoniare e a ricordare la drammaticità degli eventi che hanno segnato la storia della città e dei suoi abitanti, a riportarci agli occhi nella tragica fascinazione delle deformazioni conservate e protette, il dramma della storia.

Paolo Mighetto
Referente topografico: Regio VIII, Insulae 1-2-7
Intervento di Messa in sicurezza, consolidamento e restauro dell’Insula Meridionalis, dal Tempio di
Venere al Foro Triangolare di Pompei Scavi. Regio VIII, Insulae 1, 2 e 7
Direttore Generale
Gabriel Zuchtriegel
Responsabile Unico del Procedimento
Vincenzo Calvanese
Direttore dei Lavori
Paolo Mighetto
Progettazione
Progettazione:
RPA: arch. Enrica Rasimelli con ing. Marco Rasimelli, arch. Omar Cristallini, ing. Valentina
Brasili, rest. Laura Zamperoni, geom. Mirko Billi, dr.ssa archeol. Dora Cirone, dr. archeol. Marco
Menichini, arch. paes. Radoje Milosavljevic, dr. geol. Stefano Piazzoli, ing. Dino Bonadies, ing.

Vincenzo Pane, ing. Daniele Azzaroli, ing. Nicola Arcelli, arch. Maurizio Cirimbilli, ing. Leonardo
Ciarapica.
Ing. Giovanni Cangi
Arch. Daniele De Angelis
Ufficio di Direzione dei Lavori
Paolo Mighetto (Direttore dei Lavori)
Luigi Guarino (Provv. OO.PP. Campania. Coordinatore della Sicurezza)
Teresa Argento (D.O. restauratrice)
Maurizio Bartolini (D.O. Paesaggio e Giardiniere d’Arte)
Raffaele Martinelli (D.O. architetto)
Antonino Russo (D.O. archeologo)
Paola Sabbatucci (D.O. restauratrice)
Giuseppe Scarpati (D.O. archeologo)
Alessandra Zambrano (D.O. ingegnere)
Vincenzo Pagano (Ispettore di cantiere)
Maria Pia Amore (supp. al RUP e al DL)
Maria Carmela Lombardo (supp. al RUP e al DL)
Anita Bianco (supp. al RUP e al DL)
Jlenia Graziuso (supp. al RUP e al DL)
Anita Bianco (supp. al RUP e al DL)
Monica Vassallo (supp. Legale)
Angelo Capasso (supp. Contabile)
Gioacchino Gargiulo (supp. Contabile)
Raimondo Marrazzo (supp. Contabile)
Pasquale Spiezia (supp. strutture al DL)
Valeria Amoretti (indagini antropologiche)
Chiara Comegna (indagini archeobotaniche)
Chiara Corbino (indagini archeozoologiche)
Domenico Sparice (indagini vulcanologiche)
Affidatario lavori
COOPERATIVA ARCHEOLOGIA –  SOCIETÀ COOPERATIVA (mandataria);
DE MARCO S.R.L., MINERVA RESTAURI S.R.L. (mandanti)
Stefano Coccia (Cooperativa Archeologia)
Roberta Bianchini (Cooperativa Archeologia)
Anna Panariello (Cooperativa Archeologia)
Andreamario Chiatroni (Cooperativa Archeologia)
Antonio Collazzo (Minerva Restauri)
Luca Vitelli (Minerva Restauri)
Pasquale de Marco (De Marco)
Michele Cuccovillo (De Marco)
Emanuele Pecorella (De Marco)
Luca Borsa (De Marco)

Prof. Massimo Mariani (consulente strutture)
Prof. Marco Giglio (consulente archeologia)  




Insula Meridionalis di Pompei

 Bollettino 2024 n. 02

Il progetto di messa in sicurezza, consolidamento e restauro dell’Insula Meridionalis è stato avviato nel suo settore occidentale, interessando la fascia compresa tra il Tempio di Venere ed il complesso delle cd. terme del Sarno.
Questo settore è caratterizzato da spazi occupati da edifici pubblici e privati, che si sviluppano a partire dall’area urbana a ridosso della viabilità interna e si espandono ben oltre il circuito murario, inglobandolo e sfruttandolo come base d’appoggio per il nuovo fronte degli edifici. 

Gli edifici, pertanto, si sviluppano su più livelli, con collegamenti verticali realizzati tramite rampe o scalinate.
L’intero settore fu scavato a partire dal periodo del decennio francese fino alla metà del secolo scorso; lo scavo non fu sistematico, interessando nelle prime fasi il livello 0 e poi sviluppandosi nei settori inferiori; queste zone, inoltre, potrebbero esser state utilizzate come aree di accumulo di materiali durante gli interventi di ricostruzione dopo il sisma o per facilitare la spoliazione degli edifici della piazza forense dopo l’evento eruttivo. 

In epoca post antica, inoltre, sono state interessate da interventi non sistematici e documentati, oltre probabilmente ad accogliere il terreno frutto dello scavo del settore meridionale della città.


Per tali ragioni gli interventi si presentano complessi sia da un punto di vista logistico sia stratigrafico, andando ben oltre i normali limiti cronologici delle ricerche pompeiane.

 


 


AREA DEL TEMPIO DI VENERE E DELLE AREE IN ABBANDONO
 

Nell’ambito dei lavori di messa in sicurezza, consolidamento e restauro dell’Insula Meridionalis sono in corso indagini archeologiche nella zona a ridosso della cinta muraria sotto la Casa di Championnet, cosiddetta “Area in Abbandono” (VIII 2, 0), e negli ambienti del Livello -2 (piano terra) del Complesso degli Horrea (VIII 1, 0) sotto al Tempio di Venere. L’Area in Abbandono è stata già oggetto di indagini archeologiche tra gli anni ’70 e ‘74 del secolo scorso in relazione allo sgombro e restauro della cinta muraria a sud ovest dell’Insula VIII, insula 2. Le attuali indagini archeologiche si pongono in continuità con le precedenti e hanno lo scopo di ripristinare gli ambienti già scavati (3, 4, 5) e mettere in luce quelli non ancora esplorati (1, 2). Lo scavo (fig. 1)
negli ambienti 1 (decorato in IV stile) e 2 ha rivelato una grande quantità di materiale edilizio e decorativo (numerosi frammenti di intonaco dipinto e di stucchi) accumulati verosimilmente dopo il terremoto del 62 d.C. È in corso lo scavo archeologico nel complesso degli Horrea, sotto il Tempio di Venere. L’edifico è stato messo in luce tra gli anni ’50 e ’60 ed è stato oggetto di parziali interventi di restauro e messa in sicurezza negli anni ’70 del secolo scorso. Le indagini sono attualmente concentrate nell’ambiente 75 del Livello -2 (piano terra) nella porzione orientale dell’edificio (figg. 2-3). Il vano risulta interamente riempito da materiale di risulta, in fase di rimozione, a diretto contatto con un deposito di cenere da flusso piroclastico, già parzialmente scavato negli ambienti adiacenti (76-77).
Di particolare rilievo è il rinvenimento di un frammento di lastra (dim. 46x35 cm, figg. 4-5) in marmo bianco con iscrizione su entrambe le facce, attualmente in fase di studio.


 


COMPLESSO DEL SARNO: TERME e PALESTRA IUVENES
 

A partire dal mese di Settembre 2023, il complesso strutturale del Sarno (VIII 2, 17-23) contraddistinto dai blocchi delle cosiddette “Terme” e della “Palestra Iuvenes”, è stato oggetto di indagini archeologiche conoscitive e interventi di consolidamento e restauro architettonico e specialistico nell’ambito del progetto di “Messa in sicurezza, consolidamento e restauro dell’Insula Meridionalis”. Le attività di scavo sinora eseguite sono consistite nella rimozione dei depositi
superficiali, accumuli eolici e antropici, crolli strutturali, dilavamenti di materiali dovuti a scorrimento delle acque meteoriche, formati a partire dall’ultimo decennio del 1800.
Allo scopo di preservare i piani pavimentali nel corso delle lavorazioni di consolidamento e restauro degli apparati murari e dove ancora conservati, dei relativi rivestimenti parietali, i livelli inferiori dei depositi stratigrafici sono stati temporaneamente conservati. Laddove è stato possibile, sono stati esposti in maniera completa i livelli antichi già raggiunti nel corso delle esplorazioni e degli scavi degli ultimi 150 anni, riscontrando la quasi totale assenza di stratigrafia riconducibile all’evento eruttivo del 79 d.C.
Ad oggi le indagini hanno interessato parzialmente il “Piano Terra”, quasi completamente i Livelli - 1 e -2 mentre sono stati raggiunti i piani pavimentali di tutti i vani del Livello inferiore, -4.
La disamina delle differenti fasi murarie degli ambienti indagati sui vari livelli ha permesso di documentare l’evoluzione strutturale del complesso ed acquisire dati planimetrici finora non documentati, come nel caso dei Vani v e w del Piano Terra e degli Ambienti VII, VIII e IX del Livello -1.
 

Nel primo esempio lo scavo, sta fornendo nuovi elementi sull’articolazione strutturale della porzione sud-orientale, angolo-cerniera, tra le Terme del Sarno e la Palestra Iuvenes.
 

Similmente, l’indagine del settore occidentale del Livello -1 (Ambienti VII-IX) ha permesso di confermare definitivamente l’esistenza di tre piccole cisterne. Gli ambienti già oggetto di scavi alla fine del 1800, come è evidente dagli interventi conservativi riscontrati sia sul piano pavimentale che sugli alzati, sono stati integralmente documentati. L’analisi della stratigrafia muraria ha inoltre permesso di comprendere con maggiore dettaglio la sequenza evolutiva del complesso come doveva apparire al momento dell’eruzione del 79 d.C.
Sono state eseguite verifiche sulla porzione orientale del Livello -2, gravitante nell’area della Palestra Iuvenes, che hanno permesso di documentare l’estensione planimetrica dei vani e (epsilon), z (zeta) n (ni), o (omicron) e p (pi).


L’utilizzo dei locali coperti dei livelli -2, -3 e -4 per lo stoccaggio di reperti da scavo ha avuto conferma nel corso delle indagini, in particolare nelle stanze 11, 12, 17, 19 e 20 del Piano -4. Sono stati recuperati, preliminarmente censiti e suddivisi per classi tipologiche di appartenenza, reperti di pregio tra i quali elementi in marmo, stucchi, terrecotte architettoniche, laterizi bollati, immagazzinati nel corso del tempo ma la cui provenienza è oggi incerta.
All’interno del vano 18 del Livello -4 (US 113) è stato esplorato un deposito stratigrafico antico caratterizzato da uno scarico unitario di materiali eterogenei tra cui frammenti di intonaci dipinti, riconducibili a stili pittorici differenti, elementi in marmo, ceramica in prevalenza comune, sporadici frammenti fittili, nuclei cementizi e scarti di edilizia.


Marco Giglio, Luca Borsa, Andreamario Chiatroni.










 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

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