mercoledì 22 febbraio 2017

“Il Fascismo e Cava, città di confino” (Ed. Paguro)

Giovedì 23 febbraio 2017, alle ore 18:00, presso la Biblioteca Comunale di Cava de’ Tirreni, in via Prolungamento Marconi, sarà presentato il libro di Patrizia Reso “Il Fascismo e Cava, città di confino” (Ed. Paguro). La manifestazione è patrocinata dal Comune di Cava de’ Tirreni e dall’Associazione Giornalisti Cava de’ Tirreni e Costa d’Amalfi

Interverranno Vincenzo Servalli, Sindaco del Comune di Cava de’ Tirreni, Laura Capobianco,
presidente dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza “Vera Lombardi”, Emiliano Amato, neo-presidente dell’Associazione Giornalisti “Cava e Costa d’Amalfi”, e Franco Bruno Vitolo, insegnante e giornalista, che farà anche da conduttore.

Il volume, dopo un’ampia e documentata introduzione sulla presa di potere del Fascismo e sui suoi metodi repressivi e coercitivi, effettua un’originale, stimolante e altrettanto documentata zoomata sulla storia locale. Si concentra infatti sui personaggi invisi o sospetti che il regime tendeva ad emarginare anche fisicamente, isolandoli in luoghi di confino, costringendoli a permanenze non propriamente ascrivibili a villeggiature, come qualche “benpensante” usava dire per dileggio.
Cava, per la sua posizione e la sua qualità di vita, era uno dei luoghi di confino più ospitali, o meno inospitali. Non pochi “ospiti” politici vissero sotto i portici: tra loro anche personalità di alto rango, come il ministro Belotti, il giornalista Engely, il podestà Blonda, l’imprenditore Gualino, il “sindaco del Pane” Zanardi.

Patrizia Reso non è nuova a ricerche di questo tipo. Nell’ultimo decennio si è infatti caratterizzata per essere una speleologa della microstoria, capace però di non perdere mai di vista la cornice della macrostoria. Con questo spirito, ha indagato sui partigiani e deportati cavesi, sulle radici metelliane di Elvira Notari, prima donna regista del cinema italiano, sulle vittime del Treno della morte, la cui fermata nella galleria di Balvano causò la morte per asfissia di oltre seicento persone, tra cui trentacinque cavesi.

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