sabato 6 ottobre 2018

“Rinnega tuo padre”: un modello sociale di lotta alle mafie raccontato da Giovanni Tizian

Nel giardino del Museo Archeologico di Napoli, incalzato dalle domande di Nello Trocchia, Giovanni Tizian ha presentato il suo libro “Rinnega tuo padre" durante la quinta edizione di Ricomincio dai Libri. 

Edito da Laterza il testo racconta di una guerra senza esclusione di colpi che si combatte dall’ufficio di frontiera del Tribunale dei Minorenni di Reggio Calabria, partendo dall'allontanamento dei figli dei boss dal nucleo familiare come nuovo fronte di lotta alle cosche.

“Spesso capita che anche ragazzi di 14 anni vengano condannati per associazione mafiosa - spiega Tizian -. Usciti di galera diventano i re del quartiere. Il modello che si sta portando avanti tende a intervenire collaborando con associazioni e Procura per lavorare sui ragazzi che provengono da famiglie affiliate. Al momento i casi trattati e presi in carico sono circa 50”.
Per quanto riguarda i ragazzi che vengono lasciati soli e che hanno i genitori al 41bis: “molti li ho incontrati – continua l’autore -, ne ho conosciuto le storie. Compreso quelle delle loro madri. Toglierli dal loro contesto è una scelta forte. I ragazzi non hanno identità segrete, spesso ricevono lettere di minaccia dai padri, ricevendo forti pressioni”.

Tizian propone delle soluzioni a questo fenomeno. “Bisogna tendere la mano anche ai figli dei carnefici. I clan si rigenerano in continuazione, solo la repressione non funziona o non è sufficiente. Serve lavorare sulla educazione di questi ragazzi. È una lotta ai clan partendo dal sociale, dal basso. Partendo dal Tribunale dei Minorenni ma anche dalle scuole, dalle associazioni, dalle parrocchie. Non si può solo delegare alla magistratura”.
Fondamentali per Tizian sono anche i segnali che la politica dà ai territori.
“In Calabria alle ultime elezioni politiche la Lega si è alleata con Scopelliti, uno che è in carcere. I messaggi che la politica lancia sul territorio sono importanti. Da qui bisogna partire, dal non lasciare sole le persone come il giudice Di Bella che sta combattendo una guerra che non va vanificata. I ragazzi sono il futuro del Paese. Se anche solo uno di questi ragazzi riuscisse ad affermarsi darebbe un esempio incredibile sul territorio. Non dobbiamo etichettarli come figli dei carnefici. Tutti sono contro le mafie ma nel concreto cosa si fa? Dove sono i punti programmatici per invertire la rotta, per lottare contro le organizzazioni criminali? La politica deve porsi queste questioni e noi dobbiamo porle alla politica”.

Nessun commento:

Posta un commento