Si tratta di una rinnovata selezione,
che si offre quale contrappunto alla mostra realizzata nel 2017/18
nello stesso ambiente, il secondo piano del museo: se in Small Size.
Piccoli capolavori dalle collezioni del CAMeC, circa 200 piccole
opere ne affollavano le pareti, in questo percorso espositivo
soltanto una quarantina di lavori di grande formato, alcuni dei quali
mai esposti, dialogano fra loro e si presentano allo spettatore nel
loro potente impatto visivo.
«I nostri musei civici nascondono dei
veri e propri forzieri ricolmi di capolavori - dichiara il Sindaco
Pierluigi Peracchini - alcuni dei quali, per la vastità del
patrimonio, mai esposti. È nostra intenzione riscoprire e ammirare
le collezioni civiche, che non solo documentano gran parte della
storia dell'arte contemporanea ma soprattutto la grande propulsione
che La Spezia ha dato e continua a dare al contemporaneo. La mostra
Oversize, Grandi capolavori dalle collezioni del CAMeC si inserisce
proprio in questo progetto: dare lustro alle grandi opere acquisite
grazie al Premio del Golfo e alle donazioni Cozzani/Battolini,
inorgogliendo la Città che fa mostra delle sue opere più grandi in
termini di dimensioni e di bellezza».
Imposto e contraddistinto dalla
dimensione, il florilegio si articola in un tracciato che associa
alla cronologia l'accostamento linguistico, la consonanza estetica,
l'accordo tematico. La silloge è attinta da tutti i diversi fondi
conservati al CAMeC.
Ampiamente rappresentato è il nucleo
‘storico', ossia la pregevolissima raccolta di dipinti acquisiti
nell'ambito del Premio Nazionale di Pittura intitolato al Golfo della
Spezia, rassegna-concorso che dal 1949 al 1965 ha animato le estati
spezzine chiamando a sé artisti di grande rilevanza anche
internazionale, in quegli anni giovani promesse, oggi ampiamente
storicizzati e musealizzati.
«L'incipit della mostra - spiega la
curatrice Eleonora Acerbi - è affidato a Ragazzi che cercano granchi
di Renato Guttuso, tela dedicata alla rappresentazione del lavoro
marinaro, cui andò il massimo riconoscimento all'esordio della
manifestazione, nel 1949 appunto, opera inscrivibile nella
interessante fase pre-realista dell'autore siciliano. Fra gli altri
grandi dipinti - di noti artisti - presenti al CAMeC grazie al Premio
del Golfo e qui riuniti, spiccano inoltre un esemplare appartenente
alla celebre serie delle Finestre di Giuseppe Santomaso, del 1952,
riuscito saggio del periodo ‘astratto-concreto'; una preziosa
digressione in pittura dell'architetto Ettore Sottsass Jr., Porto di
mare del 1952, risalente al momento di adesione agli assunti del MAC,
Movimento Arte Concreta, molto frequentato dagli architetti; Vie del
Mondo di Emilio Vedova, importantissimo lavoro del 1953, singolare
saggio della sua incipiente adesione alla temperie informale; Le
dolci colline di Brisighella di Mattia Moreni, maestoso paesaggio
informale che ottenne il massimo riconoscimento nel 1954; Senza occhi
di Emilio Scanavino, del 1963, riuscitissimo esempio del suo
pronunciamento astratto carico di tensione emotiva».
La presenza di diverse voci
internazionali si deve prevalentemente al nucleo ‘Giorgio e Ilda
Cozzani'. Collezionista onnivoro ed enciclopedico, raccoglitore
inesausto e girovago, particolarmente attratto dalla produzione
contemporanea straniera, Giorgio Cozzani visitava regolarmente la
Biennale di Venezia, Documenta a Kassel, ma anche le più importanti
gallerie di Londra e Parigi. Alla sua curiosità e al suo fiuto si
devono alcune rarità, e di grande formato. Fra le altre:
Infernalezza di Helmut Sturm, 1962-63, che nella sua casa-galleria
occupava la stravagante collocazione nel soffitto della sala da
pranzo (l'opera si trasferirà in Germania nell'estate 2020 in
occasione di una mostra retrospettiva dedicata all'autore); di Joseph
Kosuth, nume tutelare del cosiddetto Concettuale-tautologico, Ob-ject
(Art as Idea as Idea), del 1967, uno dei suoi celebri ingrandimenti
del testo da una voce di glossario; di Kenneth Noland, fra i più
autorevoli interpreti della Colour Field Painting, Spring Gauze, tela
dal formato singolare, spiccatamente allungato, appartenente alla
serie dei Plaid, del decennio 1970; di Thomas Schütte, celeberrimo
scultore tedesco, del 1987, Kartoffeln, un giovanile lavoro
bidimensionale dedicato alla patata, appartenente a una serie il cui
protagonista è, appunto, il tubero mangereccio, rappresentato in
dimensioni spropositate, a stimolare gli interrogativi dello
spettatore; altresì imponenti sono gli Allumettes di Raymond Hains,
1967, monumentali fiammiferi realizzati dall'artista francese dalla
metà degli anni Sessanta a seguire.
In mostra, ancora, alcuni premi
assegnati (e acquisiti, grazie alla formula del premio-acquisto)
nell'ambito del rinnovato Premio del Golfo, Biennale europea arti
visive (2000-2006). Fra gli altri un Senza titolo del 2000 di
Cristiano Pintaldi, allora agli esordi della sua distintiva
simulazione del pixel, che in questo caso ripropone un personaggio
appartenente ai primordi delle produzioni televisive di fantascienza,
il platinato Comandante Ed Straker della serie Ufo. Una menzione
particolare merita Jerusalem di Jason Martin, come Pintaldi classe
1970, oggi acclamatissimo esponente della produzione britannica: il
dipinto, di proprietà della Fondazione Carispezia che gentilmente ne
ha concesso il prestito, appartiene altresì alla collezione del
Premio del Golfo edizione XXI secolo; grandissimo lavoro realizzato
ad olio su alluminio, rappresenta un precoce saggio della sua
inconfondibile pittura, che per la sovrabbondanza materica entra
nella terza dimensione.
Questi gli autori in mostra: Carlo
Alfano, Shusaku Arakawa, Ugo Attardi, Jacopo Benassi, Aldo Bergolli,
Renato Birolli, Ennio Calabria, Giuseppe Capogrossi, Bruno Cassinari,
Vittorio Cavicchioni, Mario Ceroli, Mario Davico, Anita D'Orazio,
Franco Francese, Renato Guttuso, Raymond Hains, Julia Jansen,
Vassilis Kalantzis, Joseph Kosuth, Jason Martin, Luca Matti, Mattia
Moreni, Gualtiero Nativi, Bruce Nauman, Kenneth Noland, Cristiano
Pintaldi, Heimrad Prem, Bruno Pulga, Bruno Saetti, Giuseppe
Santomaso, Sergio Saroni, Emilio Scanavino, Salvatore Scarpitta,
Thomas Schütte, Danilo Sergiampietri, Vittorio Sopracase, Ettore
Sottsass jr, Helmut Sturm, Emilio Vedova, Maja Vukoje, Hans Peter
Zimmer, Edwin Zwackman.
L'esposizione sarà visitabile fino al
20 settembre 2020, da martedì a domenica dalle 11.00 alle 18.00,
chiuso il lunedì (eccetto il lunedì di Pasqua), Natale, Capodanno.
Ingresso intero euro 5, ridotto euro 4, ridotto speciale euro 3,50.
Per informazioni: tel. +39 0187 727530, camec@comune.sp.it,
http://camec.museilaspezia.it.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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