domenica 27 marzo 2022

ROSSO SILENZIO - Patrizia Bonardi

Patrizia Bonardi

ROSSO SILENZIO

 Solo Shows & Performance

a cura di Stefano Taccone



Progetto per la tutela dei sentimenti d’amore e contro la violenza sulle donne


27 MARZO ore 17 BACS Inaugurazione personale

BACS via Donizetti 42 Leffe – Bergamo

per visite successive scrivere a bacs.leffe@gmail.com


IN PRIMAVERA A PROCIDA CAPITALE DELLA CULTURA
- Personale e Performance in collaborazione con l'assessorato alla cultura di Procida e l'associazione Marzo Donna Procida

- Dirette quotidiane con le sociologhe e libere pensatrici di Artists.Sociologists


Si ringrazia EUROCAMPIONARI per il sostegno


In un clima di sospensione metafisica, nella consapevolezza-paura che questa volta difficilmente si potrà dire – come Jean Baudrillard oltre trent’anni fa, ai tempi della prima guerra del Golfo (1990-1991) – che la guerra non ha luogo perché l’unico luogo tangibile in cui ha luogo la guerra saranno i media, irrompe quella sorta di primavera artificiale che è la gioiosa macchina di pace e passione di Patrizia Bonardi.Entrano in frizione le armi, simili ai vecchi cannoni pieni di fiori. Il grigio agro trascolora così in prevalenza e prorompenza di rosso. Rosso come il sangue, ma non il sangue che si versa, bensì quello che ribolle nelle vene e testimonia che la vita è ben di più che un mero perpetuarsi dell’esistenza biologica. La vita sarà esplosiva o non sarà, parafrasando un celebre adagio bretoniano, purché sia appunto una esplosione di vita e non una esplosione che tronca la vita. Anche il Vulcano nella realtà è uno agente di morte. L’isola di Procida non è che una parte di quella grande caldera che sono i Campi Flegrei. La geometria di un’eruzione possiede la cera d’api pigmentata su tavola Vita, fenomeno geologico che richiama però quello bio-psichico di un cuore che pulsa, mentre biro su tela come Frequenze, Rete, Volo registrano un ritmico, cadenzato aereo incontrarsi per natura e nella natura. Ma compagno fedele del rosso è il bianco, perché non c’è esuberanza senza raccoglimento e introspezione. Non vi è tempo per qualcosa se non vi è anche il tempo per il suo contrario, «Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo», insegna da oltre 2000 anni Qoelet.
Di tali dimensioni sembrano parlarci i vari annodarsi delle bende imbevute di cera d’api di Identità #1 e Identità #2 – la prima apparentemente più lineare e coincisa, l’altra più drammatica e irregolare, benché entrambe trovino una sorta di fulcro nel vuoto circolare che occupa il centro. Un rosso al di sotto del quale balenano squarci di tenebre è invece quello di Rispetto e soprattutto di Libertà. Forse perché qui ci addentriamo davvero in territori impervi. Spesso la mancanza di rispetto si scambia con eccesso di amore, sembra dire Patrizia, mentre vice versa il rispetto è ingrediente indispensabile per un amore maturo. La nozione di libertà poi è da sempre spinosissima tanto in sé e per sé quanto declinata in rapporto all’amore, laddove l’amore degenera piuttosto in dipendenza, attaccamento, oppressione, erodendo la libertà. Quell’apparente arco di possibilità troppo ampio, quasi capace di generare una sorta di agorafobia, dalla quale diventa più agevole rifuggire, come ci insegna Erich Fromm, quando bisognerebbe invece pensare la libertà come campo faticoso ma vitale sul quale giocare la partita delle nostre vite.

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

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