martedì 27 dicembre 2022

 Inaugurata la mostra “Salvatore Emblema. La materia del Cielo” (23 dicembre 2022-23 gennaio 2023)

a cura di Sylvain Bellenger

realizzata da Gesac in collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte e il Museo Emblema

nel nuovo spazio “ART GATE” all’Aeroporto Internazionale di Napoli (area imbarchi, C20)


E’ stata inaugurata questa mattina alla presenza dell’amministratore delegato di Gesac Roberto Barbieri, del direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger la mostra Salvatore Emblema. La materia del Cielo (23 dicembre 2022-23 gennaio 2023) presso l’Aeroporto Internazionale di Napoli (area imbarco, C20). Presenti anche la moglie dell’artista Raffaela Auricchio, i figli e gli altri componenti della famiglia Emblema che a Terzigno, nel Vesuviano, portano avanti il Museo Emblema in cui rivive la ricerca condotta tra gli anni Sessanta e Settanta da un artista che seppe coniugare, nelle sue opere, gli elementi essenziali e identitari della sua terra con il linguaggio astratto di matrice americana.

La mostra Salvatore Emblema. La materia del Cielo suggella una più stretta collaborazione tra l’Aeroporto Internazionale di Napoli e il Museo e Real Bosco di Capodimonte, due importanti attori dello sviluppo in chiave turistica della città di Napoli, e inaugura un nuovo spazio espositivo “ART GATE” nella zona imbarchi. Uno spazio interamente dedicato alla scena artistica campana, in cui si alterneranno periodicamente mostre capaci di mettere in risalto la vivacità culturale di una città stratificata di storia e di arte, sempre protesa verso la sperimentazione di nuovi linguaggi e l’accoglimento delle più svariate istanze culturali.


 


La mostra

La mostra Salvatore Emblema. La materia del Cielo, a cura di Sylvain Bellenger, con il supporto storico-scientifico del Museo Emblema si compone di cinque grandi opere pittoriche risalenti alla prima metà degli anni Sessanta, quando Salvatore Emblema declinava la sua formazione di matrice informale in una ricerca di tipo spiccatamente materico e gestuale. Ricorrenti le forme dell’ovale e del quadrato che da un lato hanno memoria della pittura pompeiana e dall’altro sembrano aprire finestre ipotetiche all’interno dello spazio del quadro. “Autoritratti”, li chiamava l’artista scherzando. Ammiccando così alla possibilità di una pittura, sempre più libera da schemi compositivi complessi, capace di poter diventare quasi una superficie riflettente, come uno specchio. Superficie che l’artista carica di materia, inserendo cenere e sabbie vulcaniche all’interno dell’impasto coloristico.

Anche il gesto è protagonista di queste opere: movimenti a volte ampi e distesi, altri più nervosi e aggressivi operati spesso senza pennello, ma con utensili in legno e metallo maneggiati.

Si coglie qui il tentativo - ancora non preordinato -  di sondare il quadro nel senso della profondità, di scoprirne per tappe la materia tessile sottostante. Sono gli anni che precedono il progressivo “raffreddamento” dell’approccio pittorico e del “ripensamento” della tela di juta non come supporto della materia cromatica, ma come materia essa stessa. Materia altra, trasparente.

La Materia del Cielo è una mostra su Emblema non priva di una calibrata valenza di studio su un periodo breve ma intenso di ricerca. Sono i primi anni Sessanta e l’artista va selezionando progressivamente gli elementi distintivi del proprio lavoro. Si riconoscono già le fasce quadrangolari degli anni successivi. L’interesse verso la trama e l’ordito della tela che in alcuni punti è già portata alla luce tra le masse di colore. E’ già rintracciabile quel ragionare per moduli compositivi minimi che accompagneranno la produzione di Emblema per tutti i successivi anni Settanta. Una mostra sul cielo in cui l’aria si traduce in massa fisica ed il riflesso luminoso è quasi scavato nella materia pittorica. D’altronde il cielo, nella storia dell’arte, non ha mai nascosto una sua certa ambiguità: è una massa indivisa di spazio che si può rappresentare solo per frammenti. Ed è proprio nel tentativo di restituire l’emozione del cielo, della luce cangiante di un tramonto e del gioco delle nuvole che la pittura ha iniziato a diventare movimento.

Il passeggero che arriva in aeroporto sarà condotto verso la mostra La Materia del Cielo attraverso una serie di frasi-aforisma di Salvatore Emblema che, di fatto, lo condurranno, passo dopo passo, nell’intento di completare la narrazione, progressivamente verso la nuova zona “ART GATE” per visitare le opere in esposizione.

Eccole in sequenza:

Oggi ti regalo il Cielo…dentro una scatola di Nuvole

Lo sai che faccio il Pittore solo perché non ho imparato a Volare

Il Cielo sopra casa mia l’ho camminato tutto, a piccoli passi

Nel Cielo non ci sono Muri… ma ci sono i quadri, dovunque guardi

Da ragazzo avevo un Aereo fatto di Pietra e di Luce, me l’avevano regalato

L’unica architettura che capisco è quella del Respiro, del Vento e degli occhi tuoi

Da piccoli tutti coloriamo il Cielo, io poi, ho provato a dipingerci sopra

Di cos’è fatto il Cielo? Pare nulla eppure d’azzurro ti sostiene le nuvole

E poi c’è la frase La Pittura ti leviga gli Occhi ma ti affila l’Orizzonte che accompagna un’installazione artistica volta ad incorniciare il paesaggio aeroportuale dalle vetrate che affacciano sulla della pista di atterraggio e decollo, come fosse parte dell’opera stessa di Salvatore Emblema, artista da sempre affascinato dal paesaggio e dall’interazione del visitatore proprio attraverso le sue opere che diventano così “mezzo”, strumento di connessione dell’uomo con l’ambiente esterno in cui è immerso e vive.

    




Infine, l’Emblema-pensiero, che accoglie i passeggeri in arrivo a Napoli invitandoli a scoprire la complessità e la meraviglia della città, si può riassumere così:

Qui dove abito io, i cieli quando sono dipinti,

sono così belli che sembrano veri.

E quelli veri invece, sono azzurri

proprio come quelli che noi pittori inseguiamo nei quadri.

Dove abito io ci sono questi cieli qua.

E poi c’è il Mare che non si sta mai fermo.

E una Terra che può diventare

nero forte, giallo luce o rosso timido.

Qui da noi si dice di tutto,

e lo vedrai con i tuoi occhi,

che com’è in cielo così è pure in terra.

(Salvatore Emblema)

 



I protagonisti

“E’ un privilegio per noi essere partner di chi, come Sylvain Bellenger e la sua struttura, ha dimostrato che nella nostra città si può lavorare con qualità ed efficacia. L’accordo pluriennale con Capodimonte ci permette di offrire ai nostri passeggeri un’esperienza culturale unica che crea una forte connessione con il territorio. Il progetto di partenariato, che unisce due grandi attrattori turistici come Capodimonte e Capodichino, prevede altre installazioni artistiche in aeroporto ed il sostegno alla mostra in programma l’anno prossimo al Louvre, dove saranno esposti vari capolavori del Museo di Capodimonte”, commenta Roberto Barbieri, Amministratore Delegato di GESAC.

“Capodimonte, Capodichino. La toponomastica ci rimanda a legami antichissimi, molto prima che l'uomo pensasse di volare nel cielo, ma cercava nel cielo e nella terra i segni del suo destino che provava ad intuire. Le antiche civiltà come Napoli sono costituite da una memoria antichissima che hanno dimenticato, ma che ne costituisce l’essenza, a loro insaputa. Sono gli artisti, con la loro sensibilità e la loro inquietudine, a ricordarcelo. La mostra La Materia del Cielo, organizzata in un aeroporto - chi l'avrebbe mai detto - celebra molto più di una collaborazione, celebra l'unione di visioni e forze che uniscono il passato e il futuro. Quale migliore messaggio di accoglienza e di ospitalità può dare una città se non quello di un artista come Salvatore Emblema che ha fatto della ricerca della sua terra il segno della modernità? Ringrazio Roberto Barbieri per la sua apertura e la sua visione vivace, che spinge i limiti della cultura e dell'economia sempre più in là, perché sappiamo tutti che non ci può essere una grande società senza una grande economia e non c'è una grande arte senza una grande società. La mostra La Materia del Cielo, inoltre, introduce i viaggiatori alla più ampia monografica che abbiamo dedicato all’artista a Capodimonte nella Reggia e nel Cellaio del Real Bosco, visitabile fino alla tarda primavera del 2023” afferma il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Sylvain Bellenger e curatore della mostra.

   




 “Come famiglia Emblema e come nascente fondazione, siamo onorati di partecipare a questo progetto. Credo che Salvatore ne sarebbe stato entusiasta, come un bambino. Il cielo, il volo, l’idea stessa dell’oggetto aereo sono radicate nella sua giovinezza. Quand’era ragazzo aveva un aereo per giocattolo, un bombardiere americano lasciato nel ’44, vicino casa sua. Fantasticava di volare sicuramente, come tutti i ragazzi.  Ma probabilmente stava già prendendo le misure al cielo. Recitava la parte del pilota, ma secondo me era già pittore.” Così spiega la scelta del tema della mostra la moglie dell’artista e presidente del Museo Emblema Raffaela Auricchio.

 

 COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

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