giovedì 9 aprile 2020

Giovedì Santo e Lavanda dei Piedi

Precedente la Domenica di Pasqua ed in quanto collegata a quest'ultima anch'essa è una ricorrenza mobile.


Con il Giovedì Santo si conclude la Quaresima (iniziata con il Mercoledì delle Ceneri) e finisce anche il digiuno penitenziale. Con la messa vespertina “in Coena Domini” inizia poi il Triduo pasquale (ossia i tre giorni nei quali si commemora la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, che ha il suo fulcro nella solenne Veglia pasquale e si conclude con i secondi vespri della Domenica di Pasqua).



Il giovedì Santo rappresenta quindi sia l'ultimo giorno di Quaresima, che il primo giorno del Triduo Pasquale, senza però che i due tempi vengano sovrapposti. La Quaresima, infatti, termina prima che inizi la messa in Cena Domini che segna invece l' inizio del Triduo Pasquale.



In questo giorno si ricorda l'istituzione dell'Eucaristia e del ministero ordinato e la consegna ai discepoli del comandamento dell'amore (Gv 13,34). Per queste ragioni nel giovedì santo viene celebrata sia la Giornata sacerdotale che la messa nella Cena del Signore seguita dall'adorazione del Santissimo Sacramento deposto all'Altare della reposizione.



Il Giovedì Santo è dunque caratterizzato da due distinte celebrazioni liturgiche: la prima al mattino, nelle Cattedrali, in cui il vescovo, con una solenne cerimonia, consacra il sacro crisma, cioè l’olio benedetto da utilizzare per tutto l’anno successivo per i Sacramenti del Battesimo, Cresima e Ordine Sacro e gli altri tre oli usati per il Battesimo, Unzione degli Infermi e per ungere i Catecumeni.



La seconda, nel tardo pomeriggio, in tutte le chiese con la celebrazione della Messa in “Coena Domini”, cioè la “Cena del Signore”. Si tratta dell'Ultima Cena che Gesù tenne insieme ai suoi apostoli prima dell'arresto e della condanna a morte. 

Tutti e quattro i Vangeli riferiscono che Gesù, avvicinandosi la festa "degli Azzimi", ossia la Pasqua ebraica, mandò alcuni discepoli a preparare la tavola per la rituale cena, in casa di un loro seguace. 

Gesù con gli Apostoli non mangiarono solo secondo le tradizioni, ma il Maestro per l’ultima volta aveva con sé tutti i dodici discepoli da lui scelti e a loro fece un discorso dove s'intrecciano commiato, promessa e consacrazione. 


Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 13, racconta poi l'episodio della lavanda dei piedi. Gesù «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» e mentre il diavolo già aveva messo nel cuore di Giuda Iscariota, il proposito di tradirlo, Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio se lo cinse attorno alla vita, versò dell’acqua nel catino e con un gesto inaudito, perché riservato agli schiavi ed ai servi, si mise a lavare i piedi degli Apostoli, asciugandoli poi con l’asciugatoio di cui era cinto.
 
A quell’epoca si camminava a piedi su strade polverose e fangose che rendevano i piedi, calzati da soli sandali, a fine giornata in condizioni pietose. La lavanda dei piedi, quindi, era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico, era un dovere dello schiavo verso il padrone, della moglie verso il marito, del figlio verso il padre e veniva effettuata con un catino apposito e con un “lention” (asciugatoio) che alla fine era divenuto una specie di divisa di chi serviva a tavola. 

Quando fu il turno di Simon Pietro, questi si oppose dicendo “Signore tu lavi i piedi a me?” e Gesù rispose: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”, allora Pietro disse: “Non mi laverai mai i piedi”. Allora Gesù rispose di nuovo: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Questa lavanda è una delle più grandi lezioni che Gesù dà ai suoi discepoli, perché dovranno seguirlo sulla via della generosità totale nel donarsi, non solo verso quelle che erano le figure fino allora preminenti del padrone, del marito oppure del padre, ma anche verso tutti i fratelli nell’umanità.


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