lunedì 8 luglio 2024

FUOCO ALL’ORIZZONTE - la mostra personale di Ilia Tufano


Mercoledì 17 luglio 2024 si inaugura presso il MAC Guarcino, Museo d’Arte Contemporanea del Piccolo Formato, Piazza San Michele Arcangelo Guarcino (Frosinone) la mostra personale di Ilia Tufano, FUOCO ALL’ORIZZONTE, introdotta dal testo di CARLO BUGLI, a cura di Teresa Pollidori e Giulio Mizzoni e dell’Associazione Culturale AZIONI D’ARTE.

 




In mostra circa quaranta piccoli quadri 20x20 cm, immagini ottenute lasciando diffondere inchiostri di china sul tessuto di seta pura. Richiamano per analogia il fuoco che si diffonde nell’aria e nel vento. Le immagini si formano in modo imprevedibile e sono molto varie pur provenendo dagli stessi cinque inchiostri. In aggiunta anche alcuni 20x20 totalmente
bianchi ottenuti dal collage della parola fuoco ritagliata su cartoncino Fabriano, a rimarcare il carattere di scrittura di tutto l’insieme. 

L’idea del Fuoco all’orizzonte è presente anche in
due quadri cm 42x26, inchiostro di china su seta con un terzo, sempre delle stesse dimensioni, un collage bianco di cartoncino Fabriano. Sono invece olio su collage su tela due quadri di piccolo formato. Sono in mostra anche tre libri d’Artista, uno dei quali è piuttosto una piccola installazione, composta da 12 libri, che reca il titolo: FOCOLARE/FOCOLAIO a rimarcare l’ambivalenza del fuoco.

 




“Il progetto, cui lavoro dal periodo del Covid, nasce da ciò che vedo spessissimo sullo schermo del televisore e sui social: immagini del fuoco che divampa in occasione di incendi o più recentemente delle guerre. Diventa quindi metafora di un grave pericolo che minaccia tutta la civiltà, anche perché è facile collegarlo al riscaldamento del pianeta. Per il momento non vedo le devastazioni che provoca, vedo il fuoco delinearsi all’orizzonte della mia immaginazione, del mio destino, del nostro destino. Sulla scorta di Eraclito penso il fuoco nella sua esplosione di luce come una forza immensa della natura, la sua perenne energia, che mentre distrugge preannuncia anche una nuova fase della vita.
“Questo ordine che è identico per tutte le cose, non lo fece nessuno degli dei né degli uomini, ma era sempre, è e sarà fuoco eternamente vivo, che secondo misura si accende e secondo misura si spegne” frammento 30.

 


 

L’altra suggestione proviene da Bachelard: “ il fuoco è l’ultra vivente. Il fuoco è intimo e universale. Vive nel nostro cuore. Vive nel cielo. Giunge dagli abissi della sostanza e si offre come un amore. Ridiscende nella materia e si nasconde, latente, sopito, come l’odio e la vendetta. Tra tutti i fenomeni è veramente il solo che possa ricevere in modo così chiaro i due valori contrari: il bene e il male.”(Gaston Bachelard, Psicoanalisi del fuoco, 1967 )”, racconta Ilia Tufano Carlo Bugli a conclusione del suo profondissimo testo scrive: “La serie dei piccoli quadri eseguiti a china, con i suoi elementi, che si susseguono in orizzontale, costituisce come un sistema di segni, i tipi di un possibile linguaggio del fuoco. Una sintassi dall’equilibrio instabile, con la quale i tipi cercano di imbrigliare, di equalizzare le tendenze diversive proprie alla materia. Questo desiderio di dare forma all’informe, di normalizzare il caos rendendolo intellegibile attraverso il linguaggio, rappresenta uno dei moti principali del grafopiteco: dare senso al mondo attraverso la scrittura. In fondo, nulla abbiamo di certo, fuor che gli inganni del lògos.”

 



IL FUOCO COME FORMA (INFORME) DEL MERAVIGLIOSO. NOTE SU ALCUNE OPERE DI ILIA TUFANO

…questo fuoco è dotato di intelligenza ed è causa dell’ordinamento dell’universo.

Eraclito


I Non desta meraviglia che il filosofo del divenire, Eraclito, abbia scelto come principium, il fuoco.

 

 

Nessuno tra i quattro elementi suggerisce l’idea dell’instabilità, del movimento tanto esplicitamente. Ma il fuoco risulta, per altro, un’entità davvero polivoca, è sussistente nel tepore del ventre materno ed esplosivamente manifesto nell’ekpyrosis stoica, quella dissoluzione fragorosa del kòsmos, che ne annuncia il riaffermarsi e ripetersi. Nell’inferno è pena e nel paradiso, sotto forma di luce spirituale, grazia. Realizza compiutamente quella coincidentia oppositorum, della quale si presenta come metafora. Dannoso e benefico, affascinante e terribile, nell’inconscio, dove la dialettica oppositiva dei contrari si annulla, è ancora oggi, per noi, arché.


II
In questa onnivalenza di sensi, credo che Ilia Tufano selezioni una specifica disposizione dell’elemento: il fuoco come forma del meraviglioso o come oggetto di contemplazione e di fascino, sembrerebbe al centro della produzione multiforme dell’artista. Bachelard ha insistito sul collegamento del fuoco con la rêverie, da cui deriverebbe anche il pensiero prescientifico, ma ogni individuo della nostra specie ha esperienza della proprietà ipnotica della fiamma.(Dell’elemento viene messa in rilievo dall’artista, la consistenza di oggetto estetico).


III

È una intrinseca duttilità e docilità a permettere al fuoco di adattarsi al cavo della canna di Prometeo; la stessa disponibilità al mutamento plastico lo configura secondo le categorie logico estetiche imposte dall’autrice. Ecco, il fuoco si squaderna in libri d’artista, si presenta nell’epifania di scrittura e scala colorimetrica, ubbidisce all’azione del poeta (forse alla violenza) disponendosi secondo le categorie del quanto e del quale e poi con agghiacciante disinvoltura nelle forme logiche della scrittura. Non Dioniso, ma Apollo guarda il fuoco attraverso l’occhio dell’artista, ed è suggestivo che anche Eraclito abbia istituito un forte legame tra kòsmos come potenza ordinatrice e pŷr.
 

IV
Altrove pare in causa l’irrequietezza di pŷr, un’agitazione informale, che un occhio intento e presbite, senza turbamento, osserva, con una partecipazione assolutamente contemplativa.
 

V
La serie dei piccoli quadri eseguiti a china, con i suoi elementi, che si susseguono in orizzontale, costituisce come un sistema di segni, i tipi di un possibile linguaggio del fuoco. Una sintassi dall’equilibrio instabile, con la quale i tipi cercano di imbrigliare, di equalizzare le tendenze diversive proprie alla materia. Questo desiderio di dare forma all’informe, di normalizzare il caos rendendolo intellegibile attraverso il linguaggio, rappresenta uno dei moti principali del grafopiteco: dare senso al mondo attraverso la scrittura.
In fondo, nulla abbiamo di certo, fuor che gli inganni del lògos.


Carlo Bugli


COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

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