venerdì 28 giugno 2024

Pietro Lista + Lello Torchia. Minimo comune



Data vernissage:  
domenica 30 giugno 2024 

dalle ore 15:00 alle ore 21:00

 
Data di chiusura:  
domenica 11 agosto 2024

 
Orari di apertura:  
tutti giorni su appuntamento, ingresso libero.

 
Spazio espositivo: MINIGALLERY_ASSISI
Via Portica nr. 26, 06081 Assisi (PG).
tel. 3332946260,  
stefano.frascarelli@gmail.com  
www.minigallery.it  


Evento collaterale: Installazione dell’opera di Pietro Lista "Luogo della penitenza",  Piazza del Comune, Assisi (PG).  

L'opera sarà inaugurata alla presenza dell’artista e delle Istituzioni domenica 30 giugno alle 11:30. 

Il lavoro è accompagnato da un testo di Luca Palermo.
 

La Minigallery ospita la doppia personale di Pietro Lista e Lello Torchia “Minimo  Comune”. 

I due artisiti campani, il primo di adozione, il secondo di nascita, da anni  intessono un rapporto di amicizia e collaborazione. 

Le loro lunghe conversazioni per  la prima volta trovano concretezza in una mostra che li coinvolge entrambi. 

Nello  stesso modo in cui i loro argomenti si incontrano nelle rispettive stanze di Salerno e  Napoli, così le loro opere coabitano gli spazi della galleria di Assisi (non a caso città  simbolo dell’incontro e del confronto), senza interferire, senza voler cercare una  sintesi tematica, mettendo in mostra le sottili corrispondenze che un occhio attento  e curioso può cogliere. 

I lavori di forte impatto e di evidente matericità di Pietro Lista  godono del silenzio e dell’introspezione che caratterizzano i disegni di Lello Torchia. Un ‘minimo comune’ denominatore è il carattere meditativo che l’intera mostra  suggerisce all’anima di chi osserva.  
 
Seguono gli estratti di alcuni testi: di Achille Bonito Oliva e Antonello Tolve sull’opera  di Lista, di Krista Brugnara e J. M. Duhamel a proposito del lavoro di Torchia.    
"Che sia una testa senza volto o dei piedi disarticolati, Torchia sembra sempre sfidare  la visione, sia per riconoscere ciò che è familiare, sia per immaginare ciò che è  ignoto."
Krista Brugnara, chief exhibitions Fine Art Museum di San Francisco, dal testo  "Camminare sul confine".  
 
Achille Bonito Oliva nel catalogo ‘Hoc opus fecit’ a proposito delle opere di Pietro  Lista realizzate con corde e reti:
“Il paradosso di queste immagini sta proprio nel faƩo che l’arte mette a nudo  l’umanità e Pietro Lista, con queste trame, veste l’umanità.”
 
Sullo stesso tema Antonello Tolve scrive di Pietro Lista:  
“E poi le reti, gli abiti-rete, le gabbie, i nodi e i fori, il desiderio di stringere tra le mani  la luce, le schegge di luce murate dal tempo. Ambienti nostalgici questi, in cui il disio  si fa arma e prigione, gabbia e rasoiata, negativo e positivo, immagine di  un’immagine che dialoga con il tempo, con la memoria, con l’ombra, con un mondo  popolato dalle figure di un desiderio che si sfolla e disegna i tratti minimi, leggeri,  eterni e ingovernabili di un orizzonte in fibrillazione.”
 
Delle opere di Lello Torchia J. M. Duhamel scrive (tratto da Proximity): "La testa è la struttura dove nascono i concetti; è la scatola aperta che, attraverso la  riflessione, manipola l’ordine epidermico del volto caricandolo della corporeità vissuta, delle crepe profonde, dei buchi neri, dei bagliori accecanto, delle fratture  scomposte e ricomposte con fatica dal tempo...” 

L’inesorabile trascorrere del tempo,  stilla a stilla, per determinare gli attmi che mancano alla fine; gocce che lasciano  tracce levigate che lentamente trasformano in ferite aperte. Questi segni sono tipici dell’opera di Lello Torchia, che esplora le tensioni umane con uno stile discreto,  essenziale, non oltrepassando mai il limite e in grossa parte riappacificandoci con la  nostra intimità." 


A proposito dell'installazione di Pietro Lista “Luogo della penitenza” collocata in  Piazza del Comune, Luca Palermo scrive: la gabbia è un luogo, uno spazio per imprigionare qualcosa o qualcuno, anzi un non luogo fatto di rete attraverso la quale filtra la luce, passa l’aria, si può osservare  l’esterno, ma al cui interno i movimenti e la libertà sono limitati. La gabbia, talvolta,  non è una prigione, è l’illusione di una libertà: uno spazio appositamente costruito  per far vivere chi si trova al suo interno uno stato di sospensione tra ciò che  realmente è e ciò che potrebbe essere. Per Lista, la gabbia è lo spazio nel  quale l’essere umano, nella sua solitudine, avvia un processo di redenzione, di  liberazione dell’animo.
 

L’artista sembra muovere da un paradosso tutto interno alla nostra società, una  società costruita attorno all’idea del peccato che, tuttavia, considera quasi una  vergogna, un’empietà, l’espiazione di una colpa e, quindi, del peccato stesso. Del  resto, espiare una colpa, pentirsi, significa fare i conti con la propria coscienza in  maniera diretta, senza mediazione alcuna, guardandosi dentro e trovandosi soli con  sé stessi.  
 

Non è un caso, dunque, che all’interno della sua gabbia, Lista inserisca una ed una  sola sedia; una sedia, tuttavia, vuota che possiede la medesima forza di un ritratto:  un ritratto metaforico dell’uomo, o sarebbe meglio dire dell’umanità contemporanea;  la sedia è pronta ad accogliere, ma a sedersi non giunge nessuno, la sedia è vuota di  chi se n’è già andato, ma, al tempo stesso, resta in attesa del passaggio di un altro  uomo.  
L’artista, dunque, si fa pescatore di uomini, allo stesso modo di quel Pietro della  tradizione cristiana del quale porta il nome; quell’uomo che rivolgendosi al Cristo  affermò “Allontanati da me, Signore, perché sono un uomo peccatore” e che dal  Cristo stesso fu reso suo discepolo.  
La gabbia di reti di Pietro Lista diventa, così, un oggetto duale il cui significato deve essere colto proprio a partire da due concetti diametralmente opposti: da un lato, la  costrizione, la chiusura, la perdita del contatto umano; dall’altro, al contrario, la  liberazione morale, l’alleggerimento spirituale derivante dalla riflessione su sé stessi  e su sé stessi in relazione all’altro. 

Una gabbia che costringe il corpo, ma libera il  pensiero; un luogo della penitenza, dunque, dal quale uscirne rinnovati nel corpo e  nello spirito. 


COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

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