Il Mondo in Guerra: Storie della Seconda Guerra Mondiale
AAVV (a cura di Giuseppe Barra, Michele Cicatelli, Andrea Ricci)
Edizioni “Il Saggio”,
Castellabate 2025, pp. 154, Euro 15,00
Presentazione di Michele Cicatelli:
“Vorrei avere il piacere di parlare liberamente, per dire ai giovani che tutelino la libertà come la pupilla dei propri occhi, che tremino dello stato di servitù, che abbrutisce, che spezza ogni energia, toglie ogni iniziativa, abbassa e deturpa lo spirito, prostituisce l’anima, il cuore ed anche il corpo”. [Carlo Carucci, La Battaglia di Salerno vista dalla borgata Valle di Olevano Sul Tusciano, Edizioni Centro Culturale Studi Storici “Il Saggio” 2022].
Con profondo senso di responsabilità e sincera emozione, accolgo l’invito della Casa Editrice “Il Saggio” a presentare questo significativo volume, che ho curato insieme a Giuseppe Barra e Andrea Ricci.
Questo lavoro non si limita a essere una semplice raccolta di eventi né una mera cronaca militare. Si propone invece come un autentico scrigno di memorie vissute, un racconto intimo e umano della Seconda Guerra Mondiale. La narrazione avviene attraverso le esperienze di chi l’ha realmente vissuta, ossia soldati, vittime e gente comune. Non è la voce dei potenti o dei generali, che dirigevano guerre come partite a scacchi, ma quella delle “esistenze spezzate”, nascoste dietro ogni battaglia, ogni decisione, ogni fredda data impressa nei libri di storia.
“Vorrei avere il piacere di parlare liberamente, per dire ai giovani che tutelino la libertà come la pupilla dei propri occhi, che tremino dello stato di servitù, che abbrutisce, che spezza ogni energia, toglie ogni iniziativa, abbassa e deturpa lo spirito, prostituisce l’anima, il cuore ed anche il corpo”. [Carlo Carucci, La Battaglia di Salerno vista dalla borgata Valle di Olevano Sul Tusciano, Edizioni Centro Culturale Studi Storici “Il Saggio” 2022].
Con profondo senso di responsabilità e sincera emozione, accolgo l’invito della Casa Editrice “Il Saggio” a presentare questo significativo volume, che ho curato insieme a Giuseppe Barra e Andrea Ricci.
Questo lavoro non si limita a essere una semplice raccolta di eventi né una mera cronaca militare. Si propone invece come un autentico scrigno di memorie vissute, un racconto intimo e umano della Seconda Guerra Mondiale. La narrazione avviene attraverso le esperienze di chi l’ha realmente vissuta, ossia soldati, vittime e gente comune. Non è la voce dei potenti o dei generali, che dirigevano guerre come partite a scacchi, ma quella delle “esistenze spezzate”, nascoste dietro ogni battaglia, ogni decisione, ogni fredda data impressa nei libri di storia.
Quel conflitto resta una ferita aperta nella coscienza dell’umanità, simbolo negativo di ciò che accade quando il potere si allontana dall’etica, l’ideologia schiaccia l’individuo e l’odio diventa legge.
Ricordare non è soltanto un dovere verso chi ha subito le conseguenze più drammatiche della guerra; è un impegno morale rivolto alle nuove generazioni, affinché possano interpretare il passato con spirito critico e affrontare il presente con una comprensione profonda.
In un’epoca in cui i giovani spesso si trovano spaesati di fronte alla complessità del mondo, la memoria storica si rivela un fondamento imprescindibile per orientarsi e scegliere con giudizio critico.
La Seconda Guerra Mondiale si abbatté sul mondo e sull’Italia con la forza devastante di un uragano: città sventrate, monumenti distrutti, case e luoghi sacri ridotti in macerie. Ma il dolore più profondo non fu quello materiale, bensì quello umano: cittadini innocenti uccisi sotto i bombardamenti dei “liberatori”, giovani mandati a morire al fronte, famiglie cancellate in un attimo.
Questa è la vera dimensione del conflitto: quella che i numeri non riescono a raccontare e che questo libro vuole riportare al centro di un dibattito sereno e autentico.
Nonostante le numerose opere storiografiche dedicate a quegli anni tragici (1939-1945), questo volume intende offrire un contributo originale alla costruzione di una memoria condivisa, capace di onorare non solo i caduti, ma anche il significato profondo del loro sacrificio. Nulla, infatti, deve essere dimenticato: “Le tragedie del passato non si ripeteranno, se sapremo ascoltare le loro lezioni”.
In questo modo, la Storia si trasforma in una sorta di ponte ideale che unisce vivi e morti. Ricordare significa restituire la voce a chi non è più tra noi, affinché il loro coraggio e le loro azioni non rimangano confinati a fredde lapidi (commemorate solo in rare occasioni) ma trovino invece un posto nei nostri cuori e nella memoria dell’intera Nazione.
Come ricordava Primo Levi (1919-1987) in “I sommersi e i salvati”: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre”.
Questa certezza ci impone il dovere morale di testimoniare l’orrore della guerra, onorare le vittime e costruire una società fondata sulla pace, sull’amore e sul rispetto, respingendo ogni forma di odio, rancore e indifferenza.
In un presente segnato da nuove tensioni geopolitiche e revisionismi storici, il richiamo al passato assume un’urgenza ancora maggiore. Conoscere a fondo il Secondo Conflitto Mondiale non è solo un impegno culturale, ma una necessità civile. Solo grazie a una testimonianza diretta e cosciente possiamo riconoscere i segnali premonitori di intolleranza e odio e scegliere, con convinzione, da che parte stare oggi.
Il volume che avete tra le mani rappresenta ciò che amo definire il “recupero emotivo del passato”: un atto vivo e necessario, capace di orientare il nostro futuro.
Ringrazio di cuore tutti coloro che, con le loro ricerche, hanno contribuito a impreziosire questo lavoro storiografico. Continuare a raccontare, scrivere e preservare il ricordo è oggi più che mai una “missione” indispensabile. Solo così ogni nome, sacrificio e gesto di coraggio non resteranno confinati ai luoghi dove sono avvenuti o scolpiti su fredde lastre marmoree, ma vivranno nel cuore e nella coscienza di ciascuno di noi.
Desidero, in conclusione, riportare quanto scrisse Carlo Carucci (1873-1951) nella sua opera “La Battaglia di Salerno vista dalla borgata Valle di Olevano sul Tusciano”. Carucci profetizzò con amarezza che, una volta terminato il conflitto, gli italiani avrebbero cercato di dimenticare la tragedia della guerra. Le sue parole risuonano ancora come monito contro l’oblio e invitano a custodire il ricordo, affinché il passato non si dissolva nel silenzio dell’indifferenza. Le sue riflessioni, intense e complesse, meritano di essere riportate integralmente: “Ma la nostra terra fu il teatro della gigantesca operazione, e le terribili distruzioni, le indicibili sofferenze, la desolazione, il terrore, la morte di molte persone del luogo, costituirono un vero cataclisma, che la storia non deve dimenticare, perché se esso non fu cosa importante nell’andamento delle operazioni belliche, fu però un avvenimento straordinario mai verificatosi nelle nostre terre, nei secoli. L’Italia, vinta e umiliata, forse penserà del tutto a coprire col velo dell’oblio quelle tragiche giornate, farà la ricostruzione delle case, delle strade, dei ponti, delle industrie, senza lamenti o recriminazioni, ricomporrà i meccanismi delle amministrazioni, ricostituirà con prove dolorose la vita economica, darà modesti sussidi ai poteri superstiti dei morti e ai mutilati, e tutto sarà finito. Purtroppo non piace ricordare la desolazione e il pianto, soprattutto quando essi sono conseguenza di colpe nostre. Ma quale desolazione e quale pianto!”.
Auspico che questa opera rappresenti solo l’inizio di un percorso più ampio, volto a preservare e diffondere la memoria degli eventi legati a questa dolorosa e complessa fase storica, che ha lasciato un segno profondo nella nostra amata Italia.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA


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