sabato 25 ottobre 2025

Kunst Meran Merano Arte | Le nuove mostre dell'autunno: Franz Wanner e AlpiTypes

 Da Kunst Meran Merano Arte due nuove mostre inaugurano la stagione espositiva autunnale
25 ottobre 2025 - 18 gennaio 2026

Kunst Meran Merano Arte
Merano
via Portici 163, Merano

 

Installation view, Franz Wanner Presenze sospese. Immagini di uno sfruttamento. Ph. Ivo Corrà


Franz Wanner
Presenze sospese
Immagini di uno sfruttamento

A cura di
Kristina Kreutzwald, Martina Oberprantacher
La mostra a Kunst Meran Merano Arte segna l’esordio italiano dell’artista tedesco Franz Wanner 

 
Franz Wanner (1975, Bad Tölz, vive tra Monaco e Zurigo) è interessato alle strutture di potere e ai meccanismi attraverso cui le società rimuovono il proprio passato. I suoi progetti toccano temi quali i servizi segreti tedeschi, l’industria bellica e le eredità economiche e ideologiche del nazionalsocialismo nella Germania federale. Attraverso una pratica di ricerca concettuale unisce fonti documentarie a elementi di finzione, sviluppando narrazioni complesse che riflettono sull’istituzionalizzazione dell’abitudine a distogliere lo sguardo e sui vuoti nella memoria collettiva di Germania e Alto Adige.
 
Per la sua prima personale in Italia, in corso a Merano dal 25 ottobre 2025 al 17 gennaio 2026, Franz Wanner affronta la storia del lavoro forzato sotto il nazionalsocialismo e le implicazioni che persistono ancora nel presente.
 
A cura di Kristina Kreutzwald e Martina Oberprantacher, Presenze sospese. Immagini di uno sfruttamento si presenta come un progetto multimediale, con installazioni, video, testi e fotografie, distribuite in un percorso che non segue una narrazione lineare, ma intreccia opere che affrontano attraverso diversi media questioni sociali e ideologiche.
  
Il progetto espositivo pensato per Kunst Meran Merano Arte consente a Franz Wanner di approfondire, attraverso fotografie, testi, film e oggetti, un capitolo rimosso della storia tedesca: il lavoro coatto sotto il nazismo, il suo radicamento sistematico nello Stato del Terzo Reich e le implicazioni che ha esercitato sulla società e sulle economie, che si protraggono fino al presente.
 
Nel costruire la mostra, l’artista è partito da un paio di occhiali protettivi in plexiglass realizzati a mano, provenienti dall’ex campo di concentramento di Sachsenhausen, presumibilmente realizzati con residui di materiale dell’industria bellica e indossati da una lavoratrice o un lavoratore coatto, la cui identità resta anonima. Fotografato da Wanner nel 2022, l’oggetto è assunto come simbolo di sopravvivenza, autodeterminazione, resistenza, ribellione individuale a trattamenti disumani, ma anche di oblio collettivo.
 
La ricerca artistica di Franz Wanner: tra arte e verità storica
Il lavoro di Franz Wanner si basa su un costante tentativo di recupero di fonti trascurate e narrazioni rimosse, che aprono nuove prospettive sul legame tra storia, presente e responsabilità collettive. Collegando la sua pratica artistica alla ricerca storica e sociale, Wanner mette in luce le connessioni tra sistemi di sfruttamento e contesti industriali, politici e sociali.
 
Le opere esposte da Kunst Meran mostrano come il lavoro coatto fosse un fenomeno che interessava l’intera società sotto il nazionalsocialismo, da cui gran parte della popolazione tedesca ha tratto profitto, direttamente o indirettamente, in contrasto con la narrazione autoassolutoria che ancora oggi persiste e che tende a negare qualunque possibile coinvolgimento dei propri familiari. Le opere di Wanner invitano a confrontarsi criticamente con questi meccanismi collettivi di rimozione.

La mostra da Kunst Meran Merano Arte
Per la sua prima personale in Italia, Franz Wanner ha attribuito al plexiglass - inventato nel 1933 dall’azienda di Darmstadt Röhm & Haas come alternativa leggera e resistente al vetro - un ruolo centrale nella mostra, come simbolo tanto di trasparenza quanto di occultamento. L’artista espone una serie di opere realizzate in plexiglass che si ritrovano lungo tutto il percorso espositivo, che non segue una narrazione lineare ma tematica, raccogliendo opere che affrontano attraverso diversi media questioni sociali e ideologiche. I suoi lavori invitano ad avvicinarsi a oggetti storici senza la consueta distanza museale, creando un attrito che favorisce una rilettura critica del passato recente
 
In diverse installazioni – come nella serie Schatten I–III [Ombre I–III], Wanner utilizza vetrine museali dismesse, scudi antisommossa e materiali aerospaziali, come rimando a forme di controllo istituzionale, violenza statale e sfruttamento tecnologico.
 
Musterfolien [Tavole modello] (2024/25), composta da una combinazione di testo e immagini, è un’opera rappresentativa del modo in cui Wanner affronta il tema del lavoro coatto in Germania. Fotografie di luoghi oggi deserti, che erano stati sede di lavoro coatto, sono accostate al racconto di fatti storici particolarmente significativi. Stampate su carta da parati, queste “Tavole” creano un dialogo serrato tra immagine e parola.
 
Per questa occasione espositiva, Wanner ha ampliato le proprie ricerche anche al contesto altoatesino. I suoi studi si sono concentrati negli anni della “Zona d’Operazione Prealpi”, 1943-1945, quando il territorio del Trentino, dell’Alto Adige e della provincia di Belluno era posto sotto amministrazione diretta del Reich, e fu infatti istituito il Lager di Bolzano (nel 1944) e a seguire altri sottocampi, tra cui quello di Merano. L’opera Musterbuch [Campionario] riunisce documenti e formulari che appartenevano all’amministrazione del campo, rievocando episodi come la deportazione e l’uccisione di numerosi prigionieri, nonché la storia rimossa del lavoro coatto nella regione.
 
Anche nel linguaggio video Wanner unisce documentario e finzione per ridare visibilità a storie rimosse dalla narrazione collettiva. In Berlin-Lichtenberg (2024) interviene su pellicole in 16 mm del 1943, rivelando – attraverso il montaggio, con rallentamenti e ripetizioni, e inserendo degli intertitoli che spostano l’attenzione su alcuni dettagli – come la presenza del lavoro coatto fosse parte integrante del contesto urbano.
 
La mostra si chiude con il video Mind the Memory Gap (2022) che, in forma ironica e parodistica, affronta la negazione di verità storiche e il persistere nel presente di un revisionismo attivo, per non dire aggressivo. In forma di caricatura, vengono presentate strategie di autoassoluzione di alcune aziende tedesche, che sperano di liberarsi di una storia che le ha viste beneficiare del nazismo, mettendo in luce la compatibilità storica tra linguaggi fascisti e capitalisti.
 
La mostra e l’omonima pubblicazione nascono in collaborazione con la Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco e il KINDL – Zentrum für zeitgenössische Kunst di Berlino. In parallelo, Kunst Meran ospita la mostra AlpiTypes curata da Antonino Benincasa, Massimo Martignoni e Anna Zinelli.

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA 

Nessun commento:

Posta un commento