SALERNO CLASSICA
IncontriAMO la Musica
Il Novecento Rivoluzionario
Confronto tra
l’Ottocento e il Novecento
Salerno, Museo Diocesano, venerdì 14 novembre ore 20,30 – biglietto PostoRiservato euro 12 + Diritti.
Info.: cell.:+39 3928435584 - salernoclassica@gmail.com
L’ autunno di Salerno Classica:
confronto tra ‘800 e ‘900
Secondo appuntamento, venerdì 14 novembre, alle ore 20,30, negli spazi del Museo Diocesano, del cartellone firmato da Francesco D’Arcangelo e Costantino Catena, con i quintetti di Schumann e Shostakovich, eseguiti da Giuliano De Angelis, Olekandr Semchuk e Ksenia Milas, Silvia Mazzon e Gustav Sciacca Schantz.
Continua l’ omaggio al secolo breve, a quel tempo rivoluzionario che ci siamo lasciati alle spalle, dove la parola d’ordine si è rivelata il cambiamento, dal segno musicale alla meccanica e alla tecnica degli strumenti e del canto, che è il tema dell’autunno di Salerno Classica, che negli spazi del museo diocesano di Salerno, ripercorreranno l’eredità musicale ricevuta dal XX secolo. Un prezioso cartellone smart, questo, firmato dal direttore artistico Costantino Catena, realizzato grazie al sostegno del Ministero MIC, della Regione Campania, patrocinato del comune di Salerno, in sinergia con Salerno Opera, che vedrà il suo secondo concerto venerdì 14 novembre alle ore 20,30, con la grande musica da camera per un confronto tra l’Ottocento e il Novecento, attraverso i quintetti con pianoforte di Robert Schumann con l’ opus 44 in mib maggiore e Dimitri Shostakovich, con l’ opus 57 in sol minore, con una chicca contemporanea, composta da un giovanissimo compositore, Riccardo Ricci, e dedicata ad Ascoli Piceno “Traparentesi”, eseguiti da Olekandr Semchuk e Ksenia Milas al violino, Silvia Mazzon alla viola, dal musicista aquilano Giuliano De Angelis al violoncello e Gustav Sciacca Schantz al pianoforte. Se si era iniziato con i Folk e i Beatles Song composti da Luciano Berio, splendidamente eseguiti dall’ensemble Salerno Classica, composto da Vincenzo Scannapieco al flauto, Umberto D’Angelo oboe, Giuseppe Cataldi clarinetto, Martina Landi arpa, Alessandro Amendola clavicembalo, Fabrizio Giordano Konzertmeister, Giuseppe Carrus, Ledi Nikolla e Francesco Norelli primi violini, Flavia Civico, Francesco Di Costanzo, Emanuele Procaccini e Cesare Noviello secondi violini, le viole Paolo Di Lorenzo e Michela Coppola, i violoncelli Francesco D’Arcangelo e Sergio de Castris, con al contrabbasso Marco Cuciniello e alle percussioni Vincenzo D’Acunto e Rosario Barbarulo, diretti da Valter Sivilotti, che ha avuto ospiti il soprano Susanne Bungaard e il clarinettista Nicola Bertolini, per un ferace confronto Italia e America, con la musica del giovane stato, affidata ad autori quali Copland col suo concerto per clarinetto e il Bernstein di West Side Story con Somewhere, musica che ha messo in bella luce, calda ed avvolgente, dove l’ha vinta su tutti, l’interpretazione perfetta dal punto di vista tecnico e musicologico del flauto e dell’ottavino di scuola salernitana, unitamente alle percussioni che hanno dovuto far suonare anche le molle delle sospensioni delle automobili, nella seconda tappa si ritorna in Europa. Il concerto principierà con il Quintetto per pianoforte ed archi op.44 in Mi bemolle Maggiore, composto da Robert Schumann nel 1842. Come nel concerto per pianoforte op.54, la grandezza di questa partitura risiede nella perfetta conciliazione di esigenze di ordine ed interno equilibrio. Si respira, infatti, la stessa immediatezza che animava le raccolte di aforismi pianistici e vi si ritrovano gli slanci di Florestano, accanto ai ripiegamenti di Eusebio. Il Quintetto, costruito in una forma ciclica che anticipa l’uso wagneriano del Leitmotiv, è un capolavoro assoluto per bellezza, ricchezza espressiva, brillantezza. Cuore del quintetto è il meraviglioso secondo movimento, costruito in forma di marcia funebre. E’ un brano molto contemplativo, non narrativo: la musica sembra restare sempre ferma davanti al mistero dell’esistenza e della morte, e porsi grandi domande sottovoce. Il primo movimento è caratterizzato da una grande solidità e da una forte contrapposizione dei temi: da un lato il tema deciso, ampio, aperto, omoritmico che apre il brano, dall’altro un secondo tema molto riservato, dolce e tenero. Da notare lo struggente dialogo tra violoncello e viola, che si passano una breve frase sempre più aperta e cantabile, da cui poi, inaspettatamente, Schumann trae una vivace esplosione di vitalità. Lo scherzo, con due “trii”, è caratterizzato da un movimento molto brillante e vivace: lunghe scale ascendenti, veloci e staccate, gli conferiscono un aspetto allegro, vivace e giovanile. Un tema quasi popolare si presenta anche nell’ultimo movimento, che si apre in do minore: si tratta di un tema melodicamente ed armonicamente molto semplice, facile da memorizzare e assai comodo per potervi costruire complicatissimi intrecci contrappuntistici. Salto nel contemporaneo con l’esecuzione di un brano dedicato alla cittadina di Ascoli Piceno, “Traparentesi” composto da un giovanissimo compositore, Riccardo Ricci. Un tratto minimale apre e chiude lo spazio del suono, e lì prende vita un gesto: in “Traparentesi” gli elementi strumentali – violino, violoncello e pianoforte – nascono da un’unica gestualità: un grafismo-segno che chiude e riapre, genera una tensione sottile e microtonale, e dà vita a momenti sospesi. Contaminati da echi lontani, quasi segnali provenienti da chissà dove, i suoni si dilatano e si ritirano, creando un universo che oscilla tra il gesto e lo spettro, tra la chiusura e l’apertura, con uno sguardo al frammento di un linguaggio contemporaneo in definizione. Finale con l’esecuzione del Quintetto in Sol minore op.57 di Dmitrij Šostakovič, datato 1940, concepito in modo neoclassico, in cui la scrittura del pianoforte è leggera e molto spaziata, con frequente uso dei registri estremi, nel “territorio” che gli archi non raggiungono, in un dialogo continuo tra corde e tastiera. L’opera consta di cinque movimenti ognuno dei quali è caratterizzato da temi melodici di potente carattere evocativo. Dopo un Preludio che stabilisce l’atmosfera generale della composizione, una Fuga complessa e molto articolata costituisce la sezione più significativa dell’intero quintetto. Seguono uno Scherzo marcato e virtuosistico, un Intermezzo che prende il posto del movimento lento convenzionale, ed un Finale brillante e di ampia struttura che conclude il lavoro.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

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