venerdì 12 dicembre 2025

Il direttore Jacopo Sipari dall'Oratorio in Ara Coeli agli International Opera Awards all'Opera di Roma

Successo per l’Oratorio

Del

Cardinale Domenico Bartolucci

La Tempesta sul Lago

Oratorio per solisti, Coro e Orchestra 


Il Direttore Jacopo Sipari di Pescasseroli

Ritorna a Roma per dirigere e ricevere

gli International Opera Awards al Massimo della Capitale



 

    Jacopo Sipari: dirigere il futuro

Successo indiscusso per il direttore aquilano nel doppio evento per il Concerto istituzionale, nell’ambito del Giubileo 2025 promosso dalla Fondazione Domenico Bartolucci e dall’Opera del Kosovo, in Pristina e in Roma, nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli, con solisti Besa Llugiqi, Ivana Hoxha, Carlos Cardoso e Biagio Pizzuti, per l’esecuzione dell’Oratorio La Tempesta sul lago. Dopo il tour in Bulgaria con Suor Angelica, Cavalleria Rusticana e il Barbiere di Siviglia, ritorno all’Opera di Roma per gli International Opera Awards

 

Ultimo segmento di fuoco per il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, il quale, lasciatosi alle spalle il doppio successo del concerto istituzionale, nell’ambito del Giubileo 2025 promosso dalla Fondazione Domenico Bartolucci e dall’Opera del Kosovo, in Pristina e in Roma, nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli, con solisti Besa Llugiqi, Ivana Hoxha, Carlos Cardoso e Biagio Pizzuti, per l’esecuzione dell’Oratorio La Tempesta sul lago, il tour in Bulgaria con Suor Angelica, Cavalleria Rusticana e il Barbiere di Siviglia, debutterà all’Opera di Roma sul podio degli International Opera Awards. Serata, quella introdotta dalle incoraggianti e accoglienti parole del Senatore Michele Fina, tesoriere del Partito Democratico e dell’ Onorevole Dario Nanni, accompagnato dall’attentissima figlioletta a musica di non facilissimo ascolto, Presidente del Giubileo, dedicata all’esecuzione del complesso Oratorio La Tempesta sul Lago, composto da un diciottenne Domenico Bartolucci. Resta, questa, una partitura in cui il compositore è ancora alla ricerca della propria strada, nella sua sfida con la impegnativa forma musicale, che combina elementi drammatici, narrativi e contemplativi. La musica si presenta, quindi, come un suggestivo affresco che sintetizza, nel coro, anche rivisitazioni gregoriane e modali e in orchestra certo manierismo tardoromantico, con la mistica sonorità wagneriana e l’enfasi della drammaticità verista, con qualche larva di uno stile che pur lancia Bartolucci verso una spiccata espressività, invero autentica e personale. Al Maestro Sipari il compito affatto semplice di cercare un amalgama, in quel territorio in cui il sentimento religioso e quello prettamente sonoro si fondono in una coerente architettura espressiva, in cui il senso timido dell’umano si è confrontato con l’imponente austerità del Divino, un Gesù, quello interpetrato da Biagio Pizzuti, non lontanissimo dal Dio del Vecchio Testamento, non autoritario, come quello, ma autorevole, densamente drammatico, assoluto protagonista in momenti di grande presenza acustica. Se il direttore Sipari nel repertorio sacro possiede un rilucente nitore, nella lettura, interiorizzazione e restituzione del segno musicale, con cui scolpisce le frasi, nella sua determinazione ad offrire un’interpretazione “oggettiva”, che abbia valore universale, non escludendo, naturalmente, l’arbitrio espressivo, lo Scriba, il bel contralto Ivana Hoxha, dal colore brunito e duttile, voce di raro ascolto, ha rivelato nella sua essenza il Magister sequar te. Il soprano Besa Llugiqi, la Pia Donna è latrice di una voce in grado di passeggiare con disinvoltura sul registro acuto, con buono sgrano nel fraseggio, in particolare nella sua aria “Te saeculorum principem”. Al suo fianco il tenore, quasi sempre presente nell’intero Oratorio, un Carlos Cardoso generoso, col suo intervento principe, Jesus autem dormiebat, per il quale avremmo immaginato una maggiore coloritura delle ombre, per meglio schizzare quel “guazzabuglio del cuore umano”, così facile a smarrirsi, luogo di emozioni mai semplici, intreccio di sentimenti, pensieri e intenzioni non sempre chiari o coerenti. Quinto personaggio l’ottimo coro dell’Opera del Kosovo, preparato da Hajrullah Syla,  supplicante nel Domine salva nos, sino al liberatorio finale, simbolo di fervida coralità, mentre l’orchestra ha avuto il suo baricentro sicuro negli archi e nei corni, mentre per i legni, che hanno da evocare ricordo, malinconia e inquietitudini, non possiamo che impetrare la scuola italiana di fiati, volta alla eterna ricerca del bel suono. Applausi e standing ovation, per questa grandiosa operazione, nata dalla sinergia dell’ Opera del Kosovo della Presidente del C.d.A. Rreze Kryeziu Breznica, di Dardan Selimaj, direttore della Kosovo Philarmonic, di Franco Biciocchi presidente della Fondazione Domenico Bartolucci, in sinergia con Daniela Traldi Presidente Confederazione Lirica e Sinfonica, che ha convogliato tra le bellezze dell’Aracoeli (ci piace citare il Contrasto musico del 1630 di Grazioso Uberti e il librettista Pietro Della Valle, della stessa epoca, in cui si afferma che le Case della musica sono sette e su tutti Oratori e Chiese) S.E. Albin Kurti, Primo Ministro della Repubblica del Kosovo, S.E. Reverendissima Cardinale Dominique Mamberti, Presidente Onorario della Fondazione Cardinale D. Bartolucci, S.E. Silvio Gonzato Ambasciatore dell’Unione Europea presso l’Albania, S.E.Rev.ma Cardinale Fabio Baggio, Sottosegretario del Dicastero per il servizio dello Sviluppo Umano Integrale, S.E.Rev. Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale Emerito del Sinodo dei Vescovi, le Eminenze Reverendissime, Cardinale Mario Grech, Andrea Ripa, Paolo De Nicolò, l’Archimandrita Symeon Katsinas, e ancora, S.E. Nita Shala Ambasciatore della Repubblica del Kosovo, S.E. Elita Gavele, per la Lettonia, S.E. Vesel Memedi, per la Macedonia del Nord, S.E. Majlinda Francaj, per l’Albania, S.E. Meri Kumbe a capo dell’ambasciata albanese in Israele, S.E. Richard Brown, ambasciatore della Jamaica, S. E. Zahid Rastam Datò per la Malesya, S.E. Cyrille Ganou per il Burkina Faso, S.E. Thomas Botzios del ministero affari esteri e della cooperazione internazionale, S.E. Istvan Alfaro Solano, per il Costa Rica, gli Ambasciatori Daniele e Annarita Mancini e Claudio Taffuri. Parterre di alto profilo completato dall’Ambasciatore Umberto Vattani, già segretario generale della Farnesina, dal Presidente dell’I.S.A. Alberto Mazzocco, dall’Assessore Simona Renata Baldassare, alla Cultura, Pari Opportunità, Politiche giovanili e della Famiglia, nonché al Servizio Civile della Regione Lazio, e ancora S.E. Ambasciatore Mario Bova, Presidente della Balkan Film, il Direttore musicale della Cappella Sistina Marco Pavan, in rappresentanza dell’Ordine Costantiniano, vicino al Maestro Sipari, il Barone Emanuele Muzj di Fontecchio e il Nobile Andrea Apicella, la Principessa Francesca Barberini, i Marchesi Carassi del Villar, i Duchi Giulio ed Assia Grazioli, la Marchesa Marzia Misciatelli, con Federica Balestra e Maria Consiglio Visco Marigliano, ritrovatisi, tutti nel seicentesco Núñez-Torlonia, per la serata di gala, ospiti del direttore, in occasione del suo compleanno.

Il dicembre del Maestro Sipari è incorniciato da tre titoli d’opera a lui cari, in esecuzione all’Opera di Varna, con l’Orchestra e il coro del teatro, a cominciare dal binomio Suor Angelica di Giacomo Puccini, per la regia di Ada Gurra, con Linka Stoyanova nel ruolo del titolo, la Zia Principessa di Silviya Angelova, la Badessa di Mihaela Berova, Suor Genovieffa, Lilia Ilieva-Mihaylova, Suor Osmina, Eleonora Hristova, Suor Dolcina, Milena Zaharieva, La Maestra delle Novizie, Vyara Zhelezova, Blagovesta Stateva e Sybina Mateeva le due Novizie e la suora infermiera, Miglena Stradalska, accoppiata alla Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, firmata dalla regista Nina Naydenova, con Santuzza interpetrata da Joana Zhelezcheva, Turiddu sarà Valeriy Georgiev, Mamma Lucia, Miglena Stradalska, Alfio, Plamen Dimitrov e Lola, Silviya Angelova, un binomio, questo che ha splendidamente funzionato al Teatro Verdi di Salerno.

 




Il 17, dicembre, il Maestro Sipari dirigerà il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, per la regia di  Antonio Petris, e

Srebrina Sokolova, con Ilina Mihaylova quale Rosina, Geo Chobanov il tutore Don Bartolo, Svilen Nikolov Figaro, Artem Arutyunov il Conte d’Almaviva, un ufficiale, Petar Petrov, Berta, Eleonora Hristova, Don Basilio Deyan Vatchkov e Fiorello

Lev Karavan. “Un dittico – ha affermato il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli – formato da Suor Angelica, titolo pucciniano al quale sono molto legato e Cavalleria Rusticana, opera iconica di un giovane Pietro Mascagni e Suor Angelica dalla altissima e preziosa scrittura che Puccini rivela, un cimento non certo semplice per tutti ove ci si pone innegabilmente dinanzi ad una riflessione sulla religiosità in Puccini, personaggio dai mille volti, del quale si è sempre inteso prevalentemente accentuare la dimensione materiale, intenzionalmente ponendo in sordina quella trascendente e spirituale. Cavalleria Rusticana è, invece, titolo amatissimo, scrittura che dichiara per intero l’urgenza espressiva del giovane Mascagni. Un’opera tradizionale Cavalleria ma, a suo modo eversiva, per la sua eterogeneità dei modelli e l’imperfetta fedeltà ad ognuno di essi. Per il Barbiere di Siviglia del 17, grandi interpetri per far irrompere sulla scena Figaro con tutti i crismi. Non sarà  il giovane Figaro mozartiano che prende le misure della stanza che il Conte ha gentilmente concesso a lui e alla sua promessa sposa, Susanna, ma il Figaro di Gioacchino Rossini, quel barbiere che fa anche il chirurgo, il botanico, lo speziale, il veterinario e soprattutto il sensale, attività  in cui è il più abile della città  di Siviglia, un vero ciclone meridionale che ammucchia in fretta parole su parole per avere sempre ragione. Grandissimo spazio è dato all’elemento ludico, inteso come recupero di un’esigenza di costruzione formale dei concertati, usati, però, quale mezzo per garantire un trapasso fluido e quasi inavvertibile dall’azione drammatica all’aspetto più rivoluzionario del ludus rossiniano: la sospensione del “tempo”, o meglio il suo smisurato allargamento in seno ad episodi dove è la musica sola ad imporre la propria forma ed il proprio ritmo interiore. Fine anno con debutto all’Opera di Roma sul podio degli Oscar Opera Award un’ottava edizione in cui riceverò quel premio, assegnatomi nel 2021 e che avrei dovuto avere dopo il concerto a Dubai, ma che la pandemia cancellò. Il 22 dicembre, condividerò il palcoscenico con grandissime voci del Gotha internazionale non solo della lirica ma del teatro tutto da Amartuvshin Enkabat a Saioa Hernàndez, da Dante Ferretti a Maria Agresta, d’altra parte non c’è musica senza festa e scambieremo gli auguri tra le note più belle”.

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA 

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