martedì 30 settembre 2025

Personale di Carlo Bugli al Movimento Aperto - NAPOLI

Venerdì 3 ottobre 2025 dalle ore 17:30 alle 20:00 

a Movimento Aperto,

 via Duomo 290/c Napoli 

si inaugura
la personale di Carlo Bugli

 curata da Eugenio Lucrezi 

autore anche del testo critico


 

 

La mostra resterà aperta fino al 27 ottobre, i lunedì ed i martedì dalle 17:00 alle 19:00 ed i giovedì dalle 10:30 alle 12:30.

Per informazioni: 

Ilia Tufano 3332229274 

In mostra 24 tavole, in forma non aliena dal fumetto, recanti inchiostri, in taluni casi colorate al computer. Nella breve nota per le tavole delle edizioni Katabolike Carlo Bugli scrive che: “Il progetto di queste tavole pubblicate con la sigla autoeditoriale di Edizioni Kataboliche risale al 2000, anno in cui l’autore ha prodotto la prima di circa venti tavole, che ebbe il titolo programmatico di updowntranstropie, termine neoconiato che fa riferimento alla metamorfica, irrequieta realtà presa in considerazione.” Si rende visibile un mondo incompiuto, in bilico tra caos e nomos, un segmento di essere, in continuo movimento, colto nella sua esasperata, violenta fisicità, lontana dal presunto equilibrio del mondo noto, di cui finisce per denunziare l’inganno. 

 


 


Queste incompiute creature si originano da macchie oscure, grumi cosmici, si esprimono con pittogrammi ed infine a livello verbale con balbettii, lallazioni. Nelle ultime tavole una creatura pronuncia quella che potrebbe sembrare una parola senza che lo sia: LOGMATH, ( logos-mathesis?). Queste tavole propongono l’inconsueta esplorazione di un livello originario, magmatico dell’essere: chi le osserva può chiedersi se prova repulsione o invece simpatia per la sua anarchica sfida. Eugenio Lucrezi, medico, poeta ma anche musicista sembra fornire la colonna sonora per queste immagini oniriche, quando scrive:” «Upside down / boy, you turn me / Inside out, and / round and round» cantava Diana Ross, dea di una civiltà dei capogiri sulle piste da ballo. Al lei s’ispira, forse, il titolo di quest’esposizione di Carlo Bugli; ma di più al lessico dei manuali di oculistica, sfogliando i quali troviamo che la “tropia” è una deviazione dell’allineamento oculare, rilevabile con entrambi gli occhi aperti. A seconda della direzione, si distinguono una eso-, una exo-, una iper- e una ipo-tropia. Bugli s’inventa una quinta forma che tutte le comprende, e intitola quest’esposizione UPDOWNTRANSTROPIE. 


 

Un compendio di giramenti di testa, insomma, non immemore di una cultura di poco precedente le sfrenatezze della dance music: quella degli sballi lisergici, che ha avuto la sua apoteosi nelle distopie scrittorie di William Burroughs o di Thomas Pynchon, e in quelle grafico-visuali di fumettari come Robert Crumb o Les Humanoïdes Associés della rivista Métal Hurlant “Carlo Bugli è nato a Napoli nel 1965 dove vive. Con G. Moio ha ideato e cura una rivista murale, manifesto di scritture anark-off. È stato redattore di «Risvolti». Ha pubblicato: Noemata (1988); Organon (1990); L’uomo dagli occhi rosa, con Giorgio Moio (Edizioni Riccardi, 2000); Locus solus. La babele capovolta, con Pasquale Della Ragione, G. Moio e Marisa Papa Ruggiero (id., 2001); Anatomical table one (Edizioni Kataboliche, s.d.); Anatomical table two (id., s.d.); Super Frizz (L’asimmetrico) e il graphopithecus (id., s.d.); Updowntranstropie (id., s.d.). Alcune sue tavole grafiche sono uscite sulle riviste «Levania» e «Patapart». Nel 2018 ha tenuto la sua prima mostra personale presso Movimento Aperto.

 



BREVE NOTA PER LE TAVOLE DELLE EDIZIONI KATABOLICHE


I

Il progetto di queste tavole pubblicate con la sigla autoeditoriale di Edizioni Kataboliche risale al 2000, anno in cui l’autore ha prodotto la prima di circa venti tavole, che ebbe il titolo programmatico di updowntranstropie, termine neoconiato che fa riferimento alla metamorfica, irrequieta realtà presa in considerazione. La “via in su” e la “via in giù” di Eraclito esprimono l’attitudine transtropica di questa realtà instabile, sia pure nei termini di un movimento contenuto da una rigida necessità.
L’idea era di produrre nel tempo un tessuto narrativo in cui, in forma non aliena dal fumetto, ma comunque aperta, si introducesse l’agire o gli stati d’essere di attori vari (alcuni dei quali ricorrono nelle tavole lungo tutto il percorso dei 25 anni della durata
di questo progetto) all’interno di un preciso segmento di essere.

II

Nel percorso tra il chaos e l’idea si succedono le serie gerarchiche degli enti.
il segmento di materia, in cui queste creature e figure sono schiacciate, si presenta quale stadio evolutivo tra chaos e nomos, tra chaos e logos; l’essere in quanto individuazione ne è escluso o è solo imperfettamente operativo, restando una presunzione, che ha stanza al di là della realtà delle creature e figure, risiede nelle convenzioni sociali fomentate dalla sudditanza ai principi a e alle aberrazioni del mondo noto, che lo stato delle creature respinge in un esilio, che potrebbe essere uno sciente rigetto o un’aspirazione frustrata o entrambe le cose.

III

L’impulso al movimento, che pure, certo, è una caratteristica di questa fetta di universo, si traduce in conati, che l’incompletezza strutturale codifica in una iterazione fisiologica, talvolta istologica: gli attori della realtà sono in grado di replicarsi in una tropologia di segni, che sono l’uno la traduzione dell’altro senza che mai possano compiutamente riferirsi alle tassonomie del mondo noto.

IV

L’ attitudine alla dinamica della translitterazione è operativa sul piano linguistico, dove la presenza di tre ordini di segni traduce l’esito massimo del movimento possibile.
Nelle tavole è presente un piano puramente ilico: le grandi macchie e grumi cosmici, da cui originano creature e figure dotate del livello di essere descritto sopra; un secondo tropo, che è costituito dagli “scaffali” poligonali dove si sistemano con automatismo fisiologico le sequenze di vari pittogrammi ed un terzo livello di traduzione, quello verbale, che non è voce automatica, anche quando si qualifica come balbettio, lallazione o intreccio di segni indicibili. Quest’ultimo esprime il livello logico proprio allo strato di realtà preso in considerazione: LOGMATH, pronunciato da una creatura di una delle ultime tavole, contiene le radici inflesse di logos e di mathesis, di quanto potrebbe essere necessario per orientarsi nel mondo, ma le radici inflesse appunto, che abitano un mondo dove l’operatività si declina con le modalità che si è descritto e l’individuazione completa è al di là, nel mondo dominato dalla presunzione dell’essere, dagli inganni del $ema con le sue aberrazioni.


Lucio Garba



«Upside down / boy, you turn me / Inside out, and / round and round» cantava Diana Ross, dea di una civiltà dei capogiri sulle piste da ballo. Al lei s’ispira, forse, il titolo di quest’esposizione di Carlo Bugli; ma di più al lessico dei manuali di oculistica, sfogliando i quali troviamo che la “tropia” è una deviazione dell’allineamento oculare, rilevabile con entrambi gli occhi aperti. A seconda della direzione, si distinguono una eso-, una exo-, una iper- e una ipo-tropia. Bugli s’inventa una quinta forma che tutte le comprende, e intitola quest’esposizione UPDOWNTRANSTROPIE. Un compendio di giramenti di testa, insomma, non immemore di una cultura di poco precedente le sfrenatezze della dance music: quella degli sballi lisergici, che ha avuto la sua apoteosi nelle distopie scrittorie di William Burroughs o di Thomas Pynchon, e in quelle grafico-visuali di fumettari come Robert Crumb o Les Humanoïdes Associés della rivista Métal Hurlant.
La mostra è dunque il trip a occhi aperti di un artista dallo sguardo camaleontico, disallineato e mobile sulla scena dell’osservabile. Ma non soltanto: l’atteggiamento “transtropico” accompagna Bugli anche nelle sue scorribande nel tempo, inteso sia nella sua dimensione fisica (lo spazio-tempo di Einstein) che in quella storica. Il portato di quanto detto è che la prima onda che assale chi osserva queste opere è quasi dolorosa, e corrisponde alla bulimia di una tensione espressiva che non si stanca di raccattare gli oggetti che rappresenta, pescandoli nei repertori immaginali più diversi (dall’incisione medievale alle riviste pulp). Mentre la seconda ondata, non meno perturbante, è correlata all’indeterminatezza “quantica” del discorso complessivo, perennemente oscillante tra oltranzismo libertario e coazione a ripetere.
L’esposizione raccoglie 24 opere realizzate in 25 anni, la prima nel 2000, l’ultima nel 2025. Si tratta di fogli a stampa recanti inchiostri in alcuni casi colorati al computer. La venticinquesima opera è questa mostra; le ragioni della simmetria non sono disattese.

Eugenio Lucrezi

 









 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA 

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