È una pittura adesso matura quella di Busci che ha abbandonato collaudati schemi compositivi, per addentrarsi in territori dove talora l’astrazione sembra prevalere sulla figura. Sempre più spesso, Busci si è confrontato con il paesaggio naturale, penso alle teorie di montagna, o agli iceberg, in cui le sagome dei monoliti di ghiaccio si confondono con il mare sottostante e il cielo retrostante, e i riflessi tendono a confondersi in macchie, e in cui la parte più figurativa è una memoria, un lacerto ormai di figura.
( dal testo di Angelo Crespi )
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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